Dopo la scossa del governo Monti, cresce la voglia di Centro. Che potrebbe concretizzarsi in una nuova legge elettorale che escluda, a sinistra, “l’alleanza con Vendola e Di Pietro”, per dirla con le parole di Dario Franceschini. E a destra che metta fuori gioco la Lega, sogno da tempo esplicitato da Pier Ferdinando Casini. Casini torna a proporre il sistema proporzionale puro “alla tedesca”, che permette ai partiti di correre alle elezioni in proprio, senza alleanze predeterminate, e di giocarsi poi i voti nella formazione del governo. Un sistema nel quale i centristi “vincono” sempre o quasi, con la possibilità di allearsi a destra o a sinistra secondo i risultati.
In sintesi, addio bipolarismo e addio Seconda repubblica. Dopo aver affrontato le riforme strutturali richieste dalla crisi, afferma Casini, “l’ultimo capitolo è la nuova legge elettorale. Noi siamo per la proporzionale alla tedesca (con soglia di sbarramento per escludere i piccoli partiti, ndr), però il nostro non è un prendere o lasciare, dobbiamo trovare una via di intesa possibile con partiti che la pensano molto diversamente da noi”.
Casini considera “molto seria e ragionevole” l’intervista a La Stampa di Franceschini, presidente dei deputati del Pd. Dopo aver criticato il comportamento di Antonio Di Pietro in questa fase politica e aver ricordato l’incontro di Vasto con i leader di Idv e Sel, Franceschini afferma: “Non si può volere una legge elettorale che ci obbliga a questa alleanza, come lo sono il porcellum o il mattarellum”. Cioè la legge attualmente in vigore e qualle proposta dai referendari, entrambe a vocazione maggioritaria.
La legge elettorale cambierà certamente, assicura Franceschini, o perché sarà “spazzata via dal referendum” oppure, anche se la Corte costituzionale non desse il via libera alla coinsultazione popolare, “il Parlamento farà una nuova legge, se vogliamo tutti continuare a girare per strada”. Ma gli scenari sono cambiati, e non è più necessario “lo schema di un’alleanza da Vendola a Casini per battere Berlusconi”. La nuova legge elettorale dovrebbe garantire “un sistema in cui gli alleati li scegli attorno a dei programmi”, afferma ancora il dirigente del Pd, che però auspica la sopravvivenza del “bipolarismo”.
“Franceschini ha ragione quando sostiene che la nuova legge non deve obbligare il Pd a stare con l’Idv e Sel e la Lega col Pdl”, conferma Benedetto della Vedova, capogruppo di Futuro e libertà alla Camera, in un’intervista ad Affaritaliani.it. “Resto a favore di un sistema elettorale che consenta l’affermazione di grandi forze politiche”.
Per dare il via libera al governo dei tecnici, Silvio Berlusconi avrebbe preteso da Mario Monti la garanzia che la legge elettorale non sarebbe stata toccata fino alle prossime elezioni. Ma ora anche nel centrodestra le cose stanno cambiando, e lo stesso Berlusconi ha parlato recentemente di una di un sistema “da cambiare”. Per l’ex ministro Franco Frattini “sarebbe un errore tenerci il porcellum, anche se la Corte costituzionale bocciasse il referendum. Rischieremmo il forcone degli elettori”. Il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto apre la porta a un confronto i parlamento: “Prima delle legge elettorale però ci sono da fare le riforme istituzionali come l’aumento dei poteri del premier, la riduzione dei numeri del parlamentari. Fatto questo si può parlare della legge elettorale”. E un altro big del Pdl, Ignazio La Russa, afferma che il porcellum “non si può tenere così com’è”, e ai cittadini va garantita almeno la possibilità di eleggere i parlamentari esprimendo il voto di preferenza.