Per il figlio di don Vito solo l'obbligo di dimora per la dinamite nascosta in giardino. Il Pdl all'attacco, con Gasparri - che parla di "sentenza incredibile" - e Cicchitto, secondo cui lo'accusato "evidentemente deteneva esplosivi per fare i fuochi d'artificio per l'ultimo dell'anno. Decisione grottesca e inquietante"
Massimo Ciancimino, figlio del sindaco mafioso del sacco edilizio, da oggi è di nuovo un uomo libero. Il giudice Fernando Sestito ha revocato la misura degli arresti domiciliari che da luglio aveva sostituito la custodia cautelare in carcere imposta al figlio di don Vito il 21 aprile scorso, quando i pm ne chiesero ed ottennero l’arresto dell’uomo del papello. Massimo Ciancimino, del resto, era passato in pochi mesi da superteste della trattativa tra lo Stato e Cosa nostra a calunniatore dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro.
Le manette erano scattate per avere manipolato un biglietto scritto dal padre, con il quale aveva tirato in ballo il nome dell’ex capo del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza, collegandolo a una serie di personaggi legati alla criminalità organizzata. Da mesi, però, le manette ‘erano diventate’ arresti domiciliari, provvedimento legato a quei 13 candelotti di gelatina da cava nascosti in giardino in un sacchetto pieno di detonatori. Secondo i periti, si trattava di un arsenale “atto a provocare un’esplosione equiparabile alle conseguenze causate dall’impiego di armi da guerra”. Per il gip, ora, le esigenze cautelari, consistenti soprattutto nel rischio di reiterazione del reato, sarebbero affievolite.
L’indagine, del resto, è chiusa e la procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Ciancimino jr non avendo raggiunto un accordo sul patteggiamento con i suoi legali. A prescindere da questa questione, restano molti gli interrogativi legati alla storia dell’esplosivo. E il figlio di don Vito sul punto non ha certo aiutato i magistrati. Rimane da chiarire chi gli abbia dato i candelotti, se si crede alla storia di Ciancimino che, cambiando più volte versioni, ha raccontato di averlo ricevuto a scopo intimidatorio da uno sconosciuto. O, se si ritiene il figlio di don Vito un millantatore intenzionato solo ad autoaccreditarsi come testimone, come si sia procurato la dinamite. Da oggi, comunque, Ciancimino jr. torna in libertà. Con un unico vincolo: quello dell’obbligo di dimora a Palermo, imposto dal giudice nel provvedimento di scarcerazione.
La decisione, tuttavia, non ha mancato di provocare veementi polemiche. “E’ incredibile la decisione del gip di Palermo di ridare la libertà a Massimo Ciancimino” ha detto presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, secondo cui quello che ha ‘liberato’ Ciancimino è “un provvedimento tra l’altro preso con il parere contrario della procura. Pur senza entrare nel merito della vicenda – ha aggiunto Gasparri -, resta comunque il fatto che Ciancimino Junior fu trovato in possesso di un significativo quantitativo di esplosivo per il quale ci saremmo aspettati un provvedimento cautelare immediato. Non solo questo provvedimento è stato preso in ritardo, ma oggi addirittura mutato – ha concluso il senatore – nel semplice obbligo di dimora”.
Ha giocato sull’amara ironia, invece, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui “evidentemente Ciancimino deteneva esplosivi per fare i fuochi d’artificio per l’ultimo dell’anno. La decisione del Gip – ha detto Cicchitto – è insieme grottesca e inquietante”.