Nel 2002, George W. Bush coniò l’espressione ‘asse del male’. collocandovi Iran, Iraq e Corea del Nord. Nel 2005, Condoleezza Rice, allora segretario di Stato Usa, denunciò gli ‘avamposti della tirannia’, riferendosi alle sei nazioni del mondo “più pericolose e anti-americane”: Iran, Bielorussia, Birmania, Cuba, Zimbabwe e, naturalmente, Corea del Nord. Quale che sia la lista dei ‘cattivi del Mondo’, il regime di Pyongyang vi figura invariabilmente in buona posizione, nonostante una diplomazia altalenante tra i negoziati inconcludenti – stile le trattative a sei, Cina, Russia, l’altra Corea, Giappone e Usa – sui programmi nucleari e le provocazioni militari.
La scomparsa a 69 anni di Kim Jong-il, figlio del dittatore Kim Il-sung, fondatore di un’inedita dinastia familiare ‘comunista’, e padre del nuovo leader, il figlio terzogenito Kim Jong-un, subito denominato Grande Successore, non cambia molto al quadro e alle prospettive e non fa di sicuro avanzare nell’immediato la democrazia nel mondo.
Ma più che di ‘avamposti della tirannia’ bisognerebbe parlare di ‘retroguardie della dittatura’ che nel mondo non sono, però, così ridotte come la retorica, anzi l’ipocrisia, delle democrazie lascerebbe talvolta supporre: mica facile, altrimenti, giustificare le buone relazioni mantenute per convenienza diplomatica, politica o, più spesso, economica con Paesi che violano tutte le regole della democrazia e del rispetto dei diritti dell’uomo. Così, la ‘retroguardia della dittatura’ non è un drappello sparuto, ma un reparto robusto presente su (quasi) tutti i continenti, eccezion forse fatta per l’Oceania, anche se non c’è proprio da scommettere sulla democrazia di tutti gli Stati dell’arcipelago del Pacifico.
Fanno la parte del padrone l’Asia, con la Corea del Nord e la Cambogia e anche i Paesi rimasti politicamente comunisti ma divenuti economicamente capitalisti – come la Cina e il Vietnam – e ancora i Paesi ex sovietici dell’Asia Centrale, a partire dal Kazakhistan; e l’Africa con lo Zimbabwe del ‘vecchio’ Mugabe e il Congo del ‘nuovo’ Kabila e vari altri Paesi ancora che, 50 anni dopo la decolonizzazione, devono ancora completare la transizione alla democrazia, nonostante i progressi innegabili degli ultimi tempi. E c’è il mondo islamico, dove la Primavera ha innervato di democrazia alcuni Paesi, ma dove restano roccaforti della dittatura intatte come l’Arabia Saudita e l’Iran. L’America latina ha i suoi dittatori ‘classici’, i Castro e Chavez.
E l’Europa? Non può certo gettare la prima pietra, con la Bielorussia di Lukashenko, per non parlare degli scricchiolii d’autoritarismo in Russia e in Ucraina. Kim Jong-un è giovane, ma i cattivi maestri di sicuro non gli mancano, se gli insegnamenti del nonno e del padre non dovessero bastargli.
(Foto Lapresse)