Era di origine iraniana e probabilmente arrivava dalla Grecia: è stato ucciso dal monossido di carbonio dentro a un Tir e il corpo abbandonato dall'autista lungo l'autostrada
Alle 10 e 45 di ieri l’agricoltore proprietario di un frutteto adiacente all’autostrada e limitrofo ad una piazzola di sosta ha ritrovato il corpo del ragazzo. L’uomo ha visto sull’erba in una cunetta il corpo di un giovane di pelle scura, vestito con una canottiera alzata sul torace e che, secondo i riscontri della polizia, poteva essere stato trascinato per alcuni metri e gettato nel campo da almeno due o tre giorni.
Sul posto è intervenuta la Polizia stradale e la Scientifica per i primi rilievi. Sul corpo non c’erano segni evidenti di violenza o lesioni. Il pm di turno Gabriella Tavano ha disposto l’autopsia che dovrebbe chiarire le cause del decesso, delle cui indagini si occupa la Squadra Mobile di Bologna.
Il giovane, secondo le ipotesi della procura, si trovava probabilmente attaccato sotto un camion, o all’interno di un tir. Modalità spesso usate per introdurre immigrati nel Paese, magari stipandoli all’interno di casse trasportate dai camion, o ancora appesi sotto il corpo di quei grandi mezzi. A volte con la complicità degli autisti, altre volte senza che questi se ne possano accorgere. Viaggi della speranza che spesso finiscono in tragedia.
Il corpo, secondo i primi accertamenti, era pieno di monossido di carbonio, elemento che fa supporre che il giovane si trovasse da tempo all’interno di un luogo chiuso, nel quale probabilmente confluivano i gas di scarico, o ancora sia stato intossicato sotto ad un camion. Il ragazzo aveva con sé un passaporto greco e un visto iraniano. Probabile che dopo essere passato per la Grecia, sia arrivato in Italia per poi raggiungere l’Europa. Aveva, inoltre, due pantaloni, per non sentire freddo, e una canottiera.
I documenti in possesso dell’iraniano verranno tradotti, essendo scritti in farsi. Inoltre il giovane aveva alcuni braccialetti, due anelli di argento, 200 dollari americani, alcune banconote iraniane, una moneta da un euro, cinquanta e venti centesimi. Oggetti che a detta degli inquirenti rafforzerebbero l’ipotesi dell’immigrato clandestino morto per non aver resistito all’estenuante e duro viaggio, e poi lasciato lungo l’autostrada dall’autista del mezzo.
Gli accertamenti proseguono, anche per verificare i filmati dell’autostrada nella speranza che possano aver ripreso l’evento. Anche se i video vengono cancellati dopo 48 ore, e il giovane, in seguito ai primi accertamenti medico legali, sarebbe morto da diversi giorni. Intanto, però, al commissariato di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, sarebbe arrivata una chiamata da presunti amici del giovane per avvisare che la famiglia di Zahiri Sirwan del 1995, sta cercando il ragazzo. Un modo spesso usato dagli immigrati per avvisare l’autorità locale della morte di un loro compagno di viaggio. Questi viaggi della speranza, infatti, vengono sempre fatti in gruppo. In condizioni, spesso disumane e per molti impossibili da sopportare.
È questo il caso del giovane sedicenne trovato ieri mattina, per il quale la procura ha aperto un fascicolo per “morte o lesioni come conseguenza di altro delitto”.