“Noi guidiamo le ragazze non solo nella prosecuzione degli studi o nella ricerca di un impiego. Cerchiamo di far recuperare loro una vita serena e relazioni di fiducia con le persone. E’ difficile da credere, ma il problema più grande, per molte, non è tanto l’aver subito abusi sessuali quanto essere state abbandonate dalle figure che avevano vicino. Se la comunità chiude, queste ragazze si sentiranno tradite di nuovo”. Paola Calvi è una delle educatrici di “Imparando a volare“, una comunità del quartiere Vomero, a Napoli, che ospita adolescenti vittime di abusi e maltrattamenti all’interno dello loro famiglie.

Da anni, la casa famiglia sopravvive con poco; ora però rischia di chiudere per mancanza di finanziamenti. Che in teoria sarebbero a carico dei Comuni di provenienza delle ragazze ospitate, ma in pratica quasi tutti gli enti locali interessati sono morosi da anni. Eppure, almeno secondo le linee guida del regolamento regionale, il Comune di residenza di ciascuna ospite della comunità dovrebbe versare 180 euro al giorno. “In realtà questa regola non è mai stata rispettata: quando la situazione non era ancora critica ricevevamo fra i 100 ed i 120 euro quotidiani per ogni ragazza”, spiega Roberta Gaeta, presidente di E.T.I.C.A, la Cooperativa che gestisce alcune strutture per bambini e adolescenti maltrattati, tra cui “Imparando a volare”. Può sembrare una cifra consistente, ma non lo è: le ragazze infatti, anche quelle che provengono da famiglie disagiate, non hanno diritto a buoni libro, riduzioni per i trasporti o per i trattamenti medici, né ad esenzioni o sconti di altro tipo. E’ tutto a carico della cooperativa. Così come le spese di affitto e di condominio, per le quali non ci sono facilitazioni perché i proprietari dell’immobile sono dei privati.

Qualche amministrazione locale che adempie ai suoi obblighi c’è. Roberta Gaeta li definisce “Comuni virtuosi”: sono quelli che saldano le rette dovute entro sei mesi. Come San Giorgio a Cremano. Per tutti gli altri i tempi si allungano, e di molto. Dal Comune di Napoli non arrivano soldi da 27 mesi. Stessa situazione per molti altri enti dell’hinterland. “Per avere i pagamenti da alcune amministrazioni abbiamo dovuto fare un decreto ingiuntivo, come nel caso di Paolisi (provincia di Benevento, ndr), i cui arretrati risalgono al 2003″, continua Roberta.

Nemmeno i sacrifici di chi ogni giorno si dedica alla comunità bastano più. Per “Imparando a volare” lavorano sette persone: la coordinatrice, cinque educatrici e una cuoca. “Abbiamo più di un anno e mezzo di arretrati di stipendio, nell’arco di questo tempo lo abbiamo percepito solo di tanto in tanto”, sottolinea la presidente di E.T.I.C.A. Che aggiunge: “Abbiamo sempre fronteggiato la scarsità di risorse, ma adesso manca la liquidità per andare avanti. Anche perché, con i tagli dovuti alla crisi, ai problemi strutturali si sono aggiunti quelli contingenti”. Come la diminuzione dei fondi per le politiche sociali. “Nell’ultima finanziaria si è deciso un taglio del 50 per cento dei soldi che arrivano dal 5 per mille. Lo Stato, in sostanza, trattiene la metà di quanto destinato a noi dalle famiglie nella dichiarazione dei redditi. Se si considera poi che queste donazioni materialmente arrivano dopo almeno due anni, si capisce che per noi diventa impossibile anche solo programmare come andare avanti”.

Negli ultimi quattro anni, a Napoli, 27 strutture residenziali per minori con storie problematiche alle spalle ha chiuso i battenti per difficoltà economiche. Ne restano altre 29, quasi la metà. “Ma altre quattro sono in attesa di collocare altrove gli ospiti per poi cessare l’attività perché non hanno più soldi”, denuncia Roberta Gaeta. Una recente ricerca della Regione evidenzia la diminuzione degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine. Secondo la presidente di E.T.I.C.A., però, non accade perché c’è un reale miglioramento della situazione: “Alla riduzione delle risorse necessarie per la tutela di questi ragazzi e ragazze si risponde con una riduzione dei provvedimenti in loro difesa. La sensazione è che i minori napoletani non siano portatori degli stessi diritti di altri piccoli cittadini italiani, e che al maltrattamento della vita si aggiunga il maltrattamento istituzionale”.

Con le istituzioni di Napoli, però, la Cooperativa sta dialogando. “La nuova amministrazione cittadina lascia sperare in un futuro migliore”, ammette Roberta. Anche perché l’assessore alle Politiche Sociali, Sergio D’Angelo, “è da sempre impegnato nel sociale e sta cercando di individuare strumenti per affrontare la situazione ereditata dalla precedente giunta”. Ma ci vorrà molto tempo. E alle casse della casa famiglia non ne resta molto. Così, intanto, per raccogliere fondi ci si organizza come si può. Dal passaparola su Facebook allo spettacolo teatrale andato in scena al Teatro Piccolo di Fuorigrotta il 9 dicembre, il cui incasso è stato devoluto a “Imparando a volare”.

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