Si fermano per tutta la giornata i lavoratori dei servizi pubblici per chiedere “un cambio radicale della manovra nel segno dell’equità”. Adesione di medici e infermieri. Cortei a Roma e Genova
Al centro della mobilitazione unitaria, la richiesta di modificare il testo durante l’iter parlamentare per ottenere innanzitutto una riforma della previdenza che “non sia scaricata sulle spalle di lavoratori e pensionati”; misure che colpiscano “per la prima volta evasione e grandi patrimoni”; una riforma fiscale che alleggerisca la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione; una riqualificazione della spesa pubblica che consenta di trovare le risorse per la crescita; il rinnovo dei contratti; l’eliminazione degli ulteriori tagli alle autonomie locali per difendere il welfare locale e la sanità; una ristrutturazione delle istituzioni centrali e locali che “eviti affrettate operazioni mediatiche e ragionieristiche, come nel caso delle province o degli enti previdenziali (vedi super-Inps), finalizzata a garantire la tenuta occupazionale e a migliorare i servizi.
In piazza Montecitorio a Roma sono presenti tutte le categorie del pubblico impiego, compresi alcuni lavoratori della sanità del Lazio, come il San Carlo-Idi e Cristo Re. “Per salvare l’Italia bisogna salvare i servizi pubblici”, si legge uno striscione esposto dalle educatrici del Comune di Roma. “L’esito di questa manovra sarà quello di avere medici sempre più anziani e turni di lavoro notturni sempre più massacranti, senza prospettive per migliaia di giovani e precari – dice Massimo Cozza, segretario Fp Medici della Cgil -. Così si strangola il servizio sanitario nazionale. Un terzo dei medici del servizio sanitario nazionale ha già tra i 55 e i 65 anni, solo un medico su dieci ha tra i 40 e i 50 anni”. “La manovra deve cambiare disegno – afferma il segretario della Fp Cgil del Lazio Lorenzo Mazzoli – perchè continua a chiedere sacrifici a chi ha già dato tanto in questi anni e in molti casi non è più in grado di dare”.
“Scioperiamo non solo per le pensioni e per il contratto nazionale – fa eco il segretario generale della Fp Cgil Rossana Dettori -, ma affinché i servizi pubblici non vengano smantellati, perché i servizi pubblici non sono differenti dai lavoratori”. Tra i manifestanti anche il senatore del Pd Ignazio Marino giunto in piazza in camice bianco.
Manifestazione anche a Genova dove uno striscione dei lavoratori del terzo settore di Cgil, Cisl e Uil apre il corteo partito intorno alle 9.15 dalla stazione Principe e diretto verso largo Lanfranconi, dove ha sede la prefettura. Su alcuni dei cartelli impugnati dai lavoratori si legge: ‘undicesimo comandamento: paga l’Ici come il tuo prossimo’, ‘A.A.A. cercasi equità”. A sfilare anche un’assistente sociale travestita da Babbo Natale con una slitta carica di doni del governo per gli italiani. Sui pacchetti regalo si legge: Imu, tagli, recessione, accise, meno servizi, impoverimento delle famiglie, iniquità. “La manifestazione di oggi, come quella della scorsa settimana – ha spiegato Ivano Bosco, segretario della Cgil Genova – è contro questa manovra iniqua, che colpisce solo i lavoratori dipendenti e i pensionati. Naturalmente, non dobbiamo dimenticarci le manovre precedenti, che hanno messo in ginocchio le Pubbliche amministrazioni. In questa manovra – ha aggiunto Bosco – non c’è nulla che consenta all’economia di ripartire, di rimettere in moto lavoro e occupazione”. Per quanto riguarda l’ipotesi di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, secondo Bosco “affermare che, per aumentare l’occupazione, si rendano più facili i licenziamenti è un paradosso. Al contrario – ha concluso – bisognerebbe parlare di come si elimina la precarietà e, soprattutto, di politiche per i giovani e il lavoro”. Secondo Antonio Graniero, segretario della Cisl Genova, “è urgente una riforma del welfare, un settore in cui il governo deve investire più risorse che siano destinate veramente a chi ne ha bisogno. Serve chiarezza. E’ un tema strettamente legato all’evasione fiscale”. Lella Trotta, segretario confederale della Uil Genova e Liguria, ha sottolineato che “nel terzo settore a Genova sono a rischio 500 posti di lavoro, 800 in Liguria. Di fronte a questa manovra – ha concluso – c’è il rischio che le Pubbliche amministrazioni siano costrette ad aumentare la pressione fiscale per garantire i servizi”.
”C’è una straordinaria sottovalutazione e una supponenza impressionante da parte del governo nel non capire le conseguenze della riforma delle pensioni, che rappresenta un intervento brutale sui prossimi 6-7 anni per tante persone che non potranno accedere alla pensione e non avranno un sussidio”, ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che in un’intervista al Corriere della Sera definisce l’intervento sulle pensioni “folle”. In merito alla possibilità di altri scioperi, “valuteremo con Cisl e Uil. Io sono per continuare la mobilitazione. Non finisce qui”, avverte Camusso. “Contesto che si possa pensare che ci siano lavori che si possono fare fino a 70 anni. Se la immagina una sala operatoria con infermieri settantenni? Mica sono tutti banchieri”.