L’unica spesa che aumenterà l’anno prossimo, in Spagna, sarà quella per le pensioni che saranno ancorate all’indice generale dei prezzi al consumo. Per il resto, il 2012 sarà un anno molto duro per gli spagnoli, già duramente colpiti dalla crisi economica che ha fatto crollare le speranze originariamente riposte nel primo ministro socialista Zapatero. Aumento delle pensioni e tagli sono stati annunciati dal nuovo premier, il conservatore Mariano Rajoy, del Partito popolare, nel suo primo discorso davanti alle Cortes, il parlamento iberico. Rajoy assumerà ufficialmente l’incarico di guidare il nuovo governo dello Stato spagnolo dopo il giuramento nelle mani del re Juan Carlos, previsto per mercoledì, e la prima riunione del consiglio dei ministri, alla fine di questa settimana.
Rajoy ha vinto con ampio margine le elezioni politiche del 20 novembre scorso e ha presentato un piano molto ambizioso e articolato di misure economiche da attuare, secondo quanto ha dichiarato al Parlamento, nei primi tre mesi del 2012. Il bilancio complessivo sarà, nelle previsioni del futuro primo ministro, un risparmio di 16,5 miliardi di euro per le casse dello stato, con l’obiettivo di portare il rapporto deficit-Pil nel 2012 entro il 6 per cento. Il doppio di quanto previsto dal Trattato di Maastricht, ma abbastanza – si spera – per frenare gli attacchi speculativi sul debito sovrano spagnolo.
Galiziano, cattolico osservante e leader del Pp dal 2004 dopo aver ricevuto l’investitura dal José Maria Aznar, Rajoy deve affrontare il problema-disoccupazione, che in Spagna ha raggiunto il 23 per cento, con una percentuale doppia tra i giovani, principale motore delle proteste degli Indignados, uno dei fattori determinanti nella caduta del governo Zapatero contestato per la sua incapacità di gestire la crisi economica. Per rilanciare l’occupazione, però, Rajoy presenta un’agenda essenzialmente conservatrice che recepisce molte delle richieste della Ceoe, la Confindustria iberia, dalla soppressione dei ponti festivi alla contrattazione aziendale privilegiata rispetto a quella nazionale, fino alla sospensione dei prepensionamenti e maggiori controlli per le assenze ingiustificate dal lavoro. Accanto a questo bastone, Rajoy propone la carota di una serie di agevolazioni fiscali per i giovani al primo impiego e per le imprese che li assumono e per favorire sia il rientro dopo i congedi parentali che l’assunzione di donne.
Per il settore pubblico, Rajoy prevede da un lato il blocco delle assunzioni ma dall’altro concede alle imprese che attendono pagamenti dallo stato la sospensione dell’Iva fino a quando i pagamenti non saranno stati ricevuti, anche se già fatturati. Il blocco del rinnovo del personale, nell’idea di Rajoy, dovrebbe essere il primo passo verso il ridimensionamento di tutti i settori della macchina pubblica spagnola, ad eccezione di quello delle forze di sicurezza. Le nuove norme sull’Iva, invece, sono un capitolo di una più ampia riforma finanziaria, che dovrebbe toccare sia il patrimonio dello stato, sia le regole di gestione e governo delle banche, sia i poteri di controllo della Banca centrale spagnola per evitare – ha detto Rajoy – «le indecisioni e i blocchi che ne hanno caratterizzato il comportamento durante la crisi». Inoltre saranno agevolate le imprese che reinvestono gli utili, rispetto a quelle che le distribuiscono agli azionisti.
I cambiamenti delineati da Rajoy nel suo discorso di investitura non si fermano qui. Il primo ministro designato ha anche annunciato un Patto per la Salute da stringere con tutti i partiti, i governi locali e le categorie professionali per tenere sotto controllo la spesa sanitaria garantendo però, con una nuova legge, i servizi di base per tutti i cittadini. Inoltre, per il sistema universitario e di istruzione, Rajoy ha promesso di rafforzare il bilinguismo inglese-spagnolo in tutto il sistema educativo (trilinguismo in quelle Comunità dello stato spagnolo che hanno una seconda lingua ufficiale) e puntare decisamente verso l’innovazione e la ricerca. Innovazione e ricerca che dovranno toccare, secondo le parole del leader del Pp, anche il settore energetico, «senza escludere alcuna possibilità» per ridurre il peso dei consumi energetici sull’economia iberica. Una «non esclusione» che potrebbe alludere anche al cambiamento di rotta nel settore dell’energia nucleare rispetto alle decisioni assunte dal governo Zapatero.
Fin qui il discorso, da cui sono rimasti fuori alcuni temi sociali cari a Rajoy, come le unioni tra persone dello stesso sesso, per le quali il nuovo premier non usa il termine “matrimonio” e alcuni limiti al diritto di aborto. Resta da vedere se Rajoy, che nel Congresso dei deputati ha una maggioranza di 186 seggi su 350 e nel Senato di 136 su 208, riuscirà effettivamente a rispettare una tabella di marcia così serrata e non priva di insidie, sia per le controverse misure sul mercato del lavoro, indigeste ai sindacati, sia per i punti più delicati riguardo la riforma della macchina statale, che potrebbero incontrare più attriti di quanto il premier non lasci intravedere.
di Joseph Zarlingo