Niente beauty contest, Passera le vuol dare ai gruppi telefonici, nessuno disturberà RaiSet. Il governo Monti annulla la procedura, ma soltanto il Biscione avrebbe i soldi per un'asta vera
Il ministro Passera ha toccato il punto sensibile di Silvio Berlusconi, il suo impero mediatico e industriale. L’istinto del Cavaliere ha prodotto decine di dichiarazioni e criptici segnali di guerra: “Questa è un’imboscata contro di me”. Fra un governo precario e un Cavaliere ferito, però, il risultato è pari e patta. E dunque il compromesso accontenta tutti. Può suonare strano, ma Berlusconi dice mezze verità, a volte: “A chi volete possa interessare una frequenza?”. Implicitamente, nemmeno a Mediaset che controlla quattro multiplex (pacchetti di frequenze) e ha utilizzato in via sperimentale un multiplex da assegnare. Non interessa a viale Mazzini: “Siamo entranti nel beauty contest perché c’erano gli altri. Non abbiamo le risorse per gareggiare”, spiega Giancarlo Leone, vicedirettore generale Rai. Telecom Italia Media (La 7) ci spera supinamente: “Mi auguro che nel 2012 ci sia un mercato televisivo un po ‘ diverso. Non più bloccato”, esprime il suo desiderio, al brindisi natalizio, l’amministratore delegato Gianni Stella. Le televisioni generaliste partecipano al beauty contest per paura dei nuovi concorrenti, di qualcuno che possa destabilizzare il monopolio di Mediaset ammorbidito da un pizzico di Rai e di La 7, mica per aumentare il proprio patrimonio. Lo fanno per congelare il passato temendo il futuro.
Passera conosce i rischi: può annullare il beauty contest con una delibera immediata, ma non può convocare un’asta per le televisione chiedendo soldi a Mediaset. Anche perché il ricorso del Biscione arriverebbe un istante dopo. L’ideatore del beauty contest, predecessore di Passera e suo consulente, Paolo Romani, avverte l’umore del Cavaliere: “Sono sempre più sconcertato e preoccupato. Questa mossa del governo va contro la Commissione europea e l’Autorità di garanzia nelle Comunicazioni che, insieme, approvarono il nostro progetto. E siamo a pochi giorni, credo, dal giudizio dei commissari e da una graduatoria imparziale. Passera non può far finta di nulla, le reazioni di Mediaset, di Rai e La 7 mi sembrano intuibili”. Per evitare pasticci giuridici e conseguenze legali, i tre commissari evocati da Romani, nominati per decidere a chi distribuire le frequenze, aspettano un ordine dal governo. Che Passera discute in queste ore con i suoi collaboratori: “Non ci sono dubbi: il beauty contest non esiste più, le televisioni non meritano regali, adesso ragioniamo su cosa fare. E allestiamo un’asta per gli operatori telefonici”. Che hanno più soldi da spendere.
Da “Il Fatto Quotidiano” del 20 dicembre 2011