”Stiamo correndo il serio rischio di gettare alle ortiche il sogno con cui è nata l’Unione Europea, quel disegno di unità e solidità per tutti i suoi membri”. La frase è stata pronunciata da Sergio Marchionne nel tradizionale incontro di fine anno con i dirigenti del gruppo Fiat.“Le difficoltà del presente – ha osservato – offrono all’Europa anche la grande opportunità per prendere in mano il proprio futuro, per scegliere la via dell’unità politica ed economica, oltre a quella monetaria, e per darsi finalmente una natura chiara”. Poi il numero uno del Lingotto ricorda lo storico risultato raggiunto settimana scorsa, con l’estensione del modello Pomigliano a tutti gli stabilimenti del gruppo: “Se penso alla firma del contratto e all’entusiasmo che ho visto martedì scorso nella fabbrica di Pomigliano D’Arco, vedo segnali di grande speranza”. “Sono un esempio che esiste una larga parte della società che dice no agli antagonisti di professione, che ha voglia di rimboccarsi le maniche e risolvere i problemi. E che, soprattutto, e disposta ad impegnarsi per trovare soluzioni”, ha concluso, riferendosi alle critiche della Cgil.
E sull’andamento del prossimo anno, Marchionne non ha dubbi: “Nessuno si illude che il 2012 sarà un anno facile. Siamo nel mezzo di una crisi, specialmente in Europa, di cui non abbiamo ancora visto tutti gli effetti. Ma sappiamo che ci sono solo due strade davanti; scegliere il ruolo della vittima o alimentare quello scatto d’orgoglio che ci ha permesso piu’ di una volta di stupire il mondo”. Per Marchionne, ci sono “due modi opposti per affrontare le sfide che la vita ci pone. Il primo è scegliere il ruolo della vittima e passare il tempo a lamentarsi di quanto si stava meglio prima, cercando sempre nuove scuse alla nostra pigrizia. Il secondo – ha aggiunto – e’ alimentare ogni giorno quello scatto d’orgoglio che ci ha permesso più di una volta di stupire il mondo; decidere di gestire le difficoltà e sfruttarle per far crescere le nostre organizzazioni. La differenza tra le due strade – ha concluso – si chiama coraggio”.