Nella maggior parte delle case italiane, tra pochi giorni, si festeggerà una nuova Natività. In Italia il tasso di natalità è andato diminuendo negli anni. Nel 1980 ad esempio ci sono state  657.278 nuove nascite contro le 576.659 del 2008 come si evince dai dati demografici.

Al contrario la percentuale di parti cesarei sono enormemente aumentati, dall’11% del 1980 al 38% del 2008 (più alta in Europa), con distribuzione differente a seconda delle regioni. In Campania ad esempio la percentuale è del 62% mentre in Lombardia è circa del 30%. Nel 1995 l’ Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) riferisce che una percentuale del 10-15% garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre ed il feto. Anche negli Usa la percentuale di parti cesarei arriva al 32% circa nel 2008 e sono stati studiati i benefici, i limiti e le controindicazione alla tecnica chirurgica di nascita supponendo che l’aumento è da ricercarsi nella medicina difensiva piuttosto che ai benefici clinici.

In Italia il Ministero della Salute ha emanato nel gennaio 2010 le linee guida per una scelta appropriata e consapevole del taglio cesareo. Il certificato di assistenza al parto (CeDAP 2008), nella tabella 30 a pagina 44, evidenzia come il parto cesareo corrisponde al 34,8% dei parti nel pubblico, al 60,5 nell’accreditato e per il 75% dei parti nel privato.
Questa scelta sarà sempre dovuta a necessità cliniche o si rischia di essere trasportati dalla diversità di trattamento economico? La scelta del medico a veicolare sarà sempre dovuta all’attenzione per la nuova nascita o spesso legata alla possibilità di “decidere quando” anche per ridurre i rischi di “malpractice”?

Credo che bisognerà ripensare al parto a casa, chi scrive è nato nel 1954 a casa dell’ostetrica di mia madre in via Costanza a Milano, in modo da far aumentare quella percentuale dell’unopermille, per l’evento più naturale del mondo.

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