E' successo a Castel Bolognese un comune di 10 mila anime. Pomo della discordia lo spazio autogestito dall'associazione Luce formata da immigrati. L'Arci: "L'altro giorno si respirava odio e intolleranza"
I sostenitori di Alberto da Giussano domenica scorsa erano in piazza Berardi a Castel Bolognese (Ravenna), comune di circa 10 mila anime, per raccogliere firme contro l’apertura di uno spazio autogestito dall’associazione Luce, formata da cittadini immigrati. Si tratterebbe di un centro culturale destinato a sorgere in un capannone, precedentemente adibito a officina ed ex deposito, che si trova nella zona artigianale di via Serraglio.
Per la Lega Nord locale è già una moschea. E allora, a neanche una settimana dagli omicidi xenofobi di Firenze, si sono ritrovati, in una giornata di mercato, i sostenitori di Lega e Forza Nuova, uniti sul grande tema che cementa la loro convergenza ideologica: la paura della diversità. Sono riusciti a raccogliere 400 firme. Non poche e nei prossimi giorni continueranno la raccolta.
A raccontare l’atmosfera che si percepiva nella piazza di Castelbolognese sono Said Labtami, presidente dell’Associazione Luce, Wahid Gribhi presidente Associazione Immigrati attivArci e Lucio Borghesi presidente del Circolo Arci “G. Dal monte”: “Domenica si respirava odio, intolleranza, violenza. Una giornata prenatalizia con i negozi aperti e le bancarelle si è ridotta a una festa presidiata da poliziotti e carabinieri. La raccolta di firme e i volantini distribuiti –continua il comunicato congiunto- testimoniano come quei partiti siano il risultato di una cultura dell’intolleranza, dell’odio e del razzismo. Per questo siamo indignati e crediamo che si debba lavorare per creare un clima diverso nel nostro Paese, nel quale prevalga quella volontà di solidarietà, di unità, di fratellanza e di dignità che con tanta nettezza emergono dalla nostra Costituzione”.
Anche questi sono gli effetti dell’asse Milano-Bologna: un patto che è stato ufficializzato il 2 dicembre nel capoluogo emiliano, nel corso dell’incontro “Islam, quante moschee sorgeranno a Bologna e provincia”. Castelbolognese è in provincia di Ravenna, ma l’obiettivo è il medesimo dei colleghi di partito emiliani: allearsi con il Carroccio meneghino per rilanciare la crociata anti islam.
Pur sostenendo che “non è un problema religioso o razzista”, sembra confermare ciò il segretario leghista della provincia di Ravenna Gianluigi Forte: “È in gioco l’ordine pubblico. L’islam mette la religione anche prima della legge e la mischia con la politica. Dicono che fanno cultura e poi saltano fuori le moschee e le cellule eversive”.
Non si discosta di molto il parere del consigliere leghista in Provincia Rudi Capucci: “Non si possono incontrare al bar come tutti? –si chiede il consigliere di Lugo-. Sono loro che si ghettizzano. Mi pare ovvio –prosegue- che con le problematiche che siamo chiamati a risolvere a tutti i livelli, lavorativo, sociale, amministrativo, sia una perdita di tempo e denaro dar corso a iniziative di questo tipo. La nostra comunità perché dovrebbe farsi carico di una situazione in cui si potrebbero creare dei pericoli?”.
E allora non importa se, come spiega il sindaco del Pd Daniele Bambi, “ad avanzare la richiesta è stata una regolare associazione, di persone che lavorano, pagano le tasse, alcuni sono qui da 20 anni e hanno i figli nati in Italia che vanno a scuola con i nostri. Hanno preso un capannone in affitto, pagano tra i 400 e i 500 euro al mese, ci sono leggi che lo consentono, e come certi partiti sono autorizzati a protestare e io non glielo vieto, così anche loro sono autorizzati a chiedere ciò che la legge permette”.
Meglio per la Lega locale trovare un capro espiatorio per il disagio sociale che molte famiglie stanno attraversando. L’iniziativa dell’associazione Luce glielo offre su un piatto d’argento. E le critiche a un Pd “troppo morbido” non mancano: “Il Pd –prosegue Capucci- ha un atteggiamento che va ideologicamente in una certa direzione. Vogliono dimostrare a tutti i costi di essere tolleranti, ma alla fine sono i cittadini a rimanere indietro, a essere gli ultimi della fila, come succede per l’assegnazione delle case popolari”.