Il deputato dipietrista si è dimesso dal partito e da Montecitorio perché era favorevole a votare a favore del decreto 'salva-Italia'. Scilipoti? "Non mi cercherà, siamo diversi. Tutto ricade su lui perché è diventato un personaggio, io preferisco essere persona"
In dissenso con la linea del partito sul ‘decreto salva-Italia’, l’onorevole Renato Cambursano ha lasciato il gruppo dell’Italia dei Valori e si è dimesso da deputato (fino all’accoglimento da parte dell’aula siederà nel gruppo misto). Una scelta inconsueta, quella di rinunciare alla poltrona, che fa di Cambursano un’anomalia nel panorama istituzionale italiano: “Il fatto di essere considerato anomalo non mi offende anzi, in questo momento potrebbe anche essere un complimento. La mia è una scelta in assoluta libertà che mi pare anche normale”.
Cambursano è entrato in contrasto con le posizioni espresse dall’Idv sulla manovra partorita dal governo Monti: “Questa manovra (cito Casini) è una medicina amara e, aggiungo, molto amara soprattutto per alcune categorie. Ma è anche vero che è l’unica medicina che la farmacia politico parlamentare in questo momento ha a disposizione per il grande malato che si chiama Italia. Noi ne avremmo fatta un’altra. Altri ne avrebbero fatta un’altra ancora. Ma questo è quello che passa la farmacia”. Dunque, secondo il punto di vista di Cambursano anche Di Pietro e l’Idv avrebbero dovuto sostenere in maniera costruttiva la manovra, votandola e assumendosi le necessarie responsabilità per il bene del Paese: “La motivazione è molto semplice e lineare, se fossimo stati al governo avremmo fatto sicuramente un’altra manovra, molto diversa da quella approntata. Anche io personalmente. Abbiamo fatto tante battaglie congiunte nel partito e nel gruppo. Il discrimine è nato proprio sul voto. Perché io ritenevo che questa era la medicina da mandare giù se volevamo salvare l’ammalato. Altri hanno pensato diversamente. Non mi sono mai permesso di criticare le scelte altrui, ma di fronte a una così forte divaricazione ho invocato l’articolo 67 della Costituzione che dà al parlamentare la possibilità di essere svincolato dal mandato. Poi ho anche tirato le conclusioni. Questo provvedimento salva-Italia non era pari a quello discusso e approvato un paio di anni fa che stabiliva la misura della coda e delle orecchie dei cani. Con tutto rispetto per gli animali, questa è una cosa un po’ diversa e su un tema così forte non può esserci ambiguità. E’ chiaro che uno deve tirare le conclusioni sia rispetto all’appartenenza a un partito e a un gruppo, ma anche rispetto alla permanenza in seno alla Camera, dato il mandato ricevuto dagli elettori Idv con questo sistema elettorale io ho scelto di rassegnare le dimissioni”.
Davanti all’Italia in difficoltà, da buon alpinista, Cambursano ha fatto la sua scelta: “Se c’è una persona in pericolo appesa ad un costone gli si tende la mano, anche a rischio della propria vita. Altri preferiscono fare finta di non sentire le richieste di aiuto o, ancor peggio, di fermarsi a guardarla mentre cade. Io non rinnego una virgola delle battaglie fatte con Di Pietro, ma l’Italia stava cadendo e andava salvata. Nel gruppo c’è stato confronto, anche acceso, io non sono per continuare a camminare e fare finta di niente con la scusa che tanto non sono determinante, non si fa così. Io mi metto davanti allo specchio e mi chiedo, se il mio voto fosse determinante cosa farei? E mi sono comportato di conseguenza”.
L’Italia dei valori perde dunque un altro pezzo. Cambursano è il primo a lasciare contemporaneamente il partito e la poltrona, ma inevitabilmente il pensiero corre ai tanti ex dipietristi che siedono in Parlamento, uno su tutti l’onorevole Scilipoti: “Credo proprio che non mi cercherà. Io lo ho avuto a fianco in aula, sul lato sinistro, siamo persone completamente diverse. Ma non solo perché lui è nato in Sicilia e io in Piemonte, lo siamo caratterialmente e sui percorsi di impegno sociale. Io ho 37 anni di militanza nelle istituzioni e nei partiti. Io sicuramente non andrei mai a braccetto con chi ho combattuto duramente fino a ieri, soprattutto se il mio voto diventa determinante (mi riferisco al 14 dicembre 2010), ma non personalizzo. Non mi riferisco a Scilipoti, ad Antonio Razzi o a Massimo Calearo, Aurelio Misiti o quant’altri. Tutto ricade su Scilipoti perché lui è diventato un personaggio, io preferisco essere persona. Ora tornerò a fare il nonno e ad occuparmi di economia e di finanza, il mondo non finisce qui”.