Ancora scandali a Parma. Lauree truffa per gli studenti dell’associazione Università popolare internazionale di Parma San Tommaso d’Aquino. Auricolari agli esami e sostituzioni di persona, onlus fasulle per incassare i finanziamenti dalle banche, joint venture con università romene. Il tutto organizzato dall’associazione il cui scopo è “attività di supporto” legale, burocratica e tecnica per arrivare a conseguire un diploma di laurea in università riconosciute. Giorgio Salvadè, presidente e fondatore dell’associazione, è finito in manette, a seguito di un’indagine congiunta dei carabinieri e Guardia di finanza di Parma. Le indagini erano iniziate nel 2007 per truffa, associazione per delinquere e altri reati connessi. La sua organizzazione ha incassato, tra il 2007 e il 2009, ben 4 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 183 mila euro di cambiali. Un singolo studente riusciva a spendere infatti anche 80mila euro per raggiungere l’agognato titolo di studio. Sono 800 i ragazzi coinvolti, tra vittime e conniventi. 4 lauree ritirate e 40 rischiano di subire la stessa sorte. In sostanza, trucchi per fornire un titolo di studio, pagando. Si aggirano attorno alle 13 mila le operazioni bancarie ricostruite dalla Guardia di finanza e derivanti dai pagamenti degli studenti.
Oltre a Salvadè, sono indagate altre 13 persone, tra cui l’ex direttore della Banca Monte di Zibello, mentre 30 sono sottoposte ad accertamenti, per un totale di 180 i capi d’accusa, tra cui truffa, calunnia e associazione per delinquere.
Tra i legami poco chiari, si annovera anche l’accordo stipulato università romene (l’Università Tito Miorescu, probabilmente coinvolta nelle truffe), l’ Università Vasile Goldis e L’Università di Stato Moldava. Corsi di Scienze economiche, Scienze giuridiche o Scienze politiche, corsi di laurea magistrale in Giurisprudenza e Odontoiatria dislocati in Romania per chi a causa del numero chiuso, non riusciva ad accedere ai corsi degli istituti italiani. Altra discussa joint venture, è quella con la Libera Università Cattolica Internazionale Padre Pio (con sede a San Giovanni Rotondo) dove si sarebbero organizzati corsi inesistenti. Voci poi smentite dallo stesso rettore Enrico Mazzone con una lettera all’allora ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.
La San Tommaso d’Aquino, nata nel 1997 per “fornire una preparazione adeguata durante il ciclo di studi”, con sedi a Zibello, Polesine e Fontanellato non è nuova a grane giudiziarie: nel 2008 l’Unitommaso viene condannata per pubblicità ingannevole con una sanzione di 80mila euro. La denominazione originaria era infatti, l’Università Popolare Internazionale San Tommaso d’Aquino, omettendo di precisare che di fatto, non si trattava di un’università qualificata, ma semplicemente di un’associazione che svolge attività di formazione professionale, tanto da “indurre in errore i consumatori” e, prosegue il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: “in particolare alla sua equipollenza con quello di livello universitario e potendo per questo motivo pregiudicarne il comportamento economico”.
Sul blog si può leggere infatti, con caratteri minuscoli la seguente puntualizzazione: “Si precisa che l’associazione Università popolare Internazionale San Tommaso d’Aquino non rilascia direttamente alcun titolo accademico ma svolge attività tecnica legale logistica burocratica nell’interesse dello studente per il conseguimento di titoli accademici presso università legalmente riconosciute”.
Condanne che il presidente, classe ’63, originario di Imperia e con una laurea in giurisprudenza, ha sempre rimandato al mittente come accanimento giudiziario nei suoi confronti, tanto da costituire un sito in cui lamenta per filo e per segno tutte le (a sua detta) ingiustizie e diffamazioni subite, e commesse da magistratura e stampa, per “combattere il pregiudizio e l’ordinaria ingiustizia”, e conclude per ricordare che “siamo tutti uomini e come tali fallibili”. Ora Salvadè, si trova a scontare la sua fallibilità nel carcere parmense di via Burla.
Nella home page del sito nel titolo è stato erroneamente citata l’università di Parma che non risulta minimamente coinvolta nell’inchiesta. A seguito della segnalazione dello stesso ateneo, che ringraziamo, abbiamo immediatamente modificato il titolo
Articolo aggiornato dalla redazione web alle 12.36 del 23 dicembre 2011