Dicono che “Il Natale” renda tutti più buoni e felici. Dipende! Se si parla di musica e di playlist di fine anno la bontà e la felicità si misurano in modo direttamente proporzionale alla qualità della proposta: considerando le uscite discografiche del 2011, c’è poco da stare allegri.
Avviso ai naviganti: “mi piace ripetermi” e quindi ribadisco che “queste mie”, non sono un atto di presunzione a corredo dei dischi usciti e nemmeno un tema sulla saccenza. Si chiamano opinioni e come tali, “altamente opinabili”.
Anziché cominciare celebrando gli album migliori, proverò ad analizzare le zone d’ombra delle classifiche, cercando di individuare “i nove dischi” più brutti dell’anno.
Ad inaugurare col botto questo spazio ci pensano i Radiohead. The King of Limbs è di gran lunga l’album peggiore dell’anno, almeno per il sottoscritto; Yorke e Co. hanno eretto attorno a sé un muro di gomma sul quale tutto rimbalza, a cominciare dalle critiche. L’hype intorno alla band ottenebra mente e cuore dei fan, incapaci – secondo il mio punto di vista – di valutare serenamente la bruttezza di un disco che non porta da nessuna parte. “Dub Step?” Lo hanno fatto – in tempi non sospetti – altri e in maniera migliore. “Cut’n’Paste?” Non è questo il futuro, semmai il passato; in altre parole, TKOL non solo è in cima alla lista della mia personale classifica ma è anche il disco più brutto della discografia dei cinque di Oxford. Serve altro?
Parliamo dei Coldplay? Più che un disco, Mylo Xyloto è un necrologio! Martins e soci non sanno più, dove sbattere la testa: i cori a suffragio delle canzoni riempiono il vuoto strutturale che agita queste banalissime pop song. Rhianna – come special guest – è la ciliegina sulla torta. I fans stiano tranquilli: nel prossimo album magari spunterà una collaborazione con Lady Gaga!
Che dire dei R.E.M? Michael Stipe in verità è stato molto generoso. Nel corso della carriera non ci ha fatto mancare nulla, i picchi qualitativi di alcuni passaggi restano clamorosi e indiscutibili, vero anche che le cadute sono state altrettanto fragorose, soprattutto quella definitiva; Collapse into Now oltre a girare a vuoto risulta meramente un esercizio di stile, capace di porre le proprie radici nella melodia di canzoni già scritte e riscritte.
Dai brontosauri passiamo ai mammuth! Lou Reed e i Metallica avevano promesso il disco del secolo, effettivamente la strana associazione avrebbe potuto regalare soddisfazioni; al contrario, “Lulu” è di una bruttezza epocale. A logica di cose un progetto di tale portata dovrebbe sfociare nei territori mesmerici della sperimentazione; i Metallica purtroppo fanno il verso ai Metallica e Reed lo fa a se stesso. Guardare per credere!
In Italia il mondo mainstream ha regalato perle musicali difficili da dimenticare; grida ancora vendetta la tragicomica vittoria di Ligabue al Premio Tenco; Arrivederci Mostro – prima di trovare i consensi definitivi – ha dovuto reincarnarsi nella versione acustica; non si capisce come e perché ma pare che tutti quei fans esistano per davvero. Chi pensava ad un effetto 3D riponga le proprie speranze, è tutto vero!
Vogliamo parlare di Vasco Rossi? Chi parla male del Blasco è out! Certo è che parlarne bene vien difficile, Vivere o Niente – nonostante registri un certo miglioramento rispetto ai lavori precedenti – rimane ancorato al solito guazzabuglio di luoghi comuni cari all’artista di Zocca, anche in questo caso siamo dalle parti del riciclo; provate a sostenere il contrario.
Si pesca nel torbido anche nel panorama indie italiano, I Cani sono – a quanto pare – “la sorpresa dell’anno”, peccato che “il pacco” in verità sveli – come regalo – un disco piuttosto inconsistente. Non esagerare è doveroso, aspettiamoli alla seconda prova.
Tornando “a farsi i fatti degli altri”, hanno destato curiosità le carriere soliste dei Gallagher, Liam si è rifatto una vita con i Beady Eye, concependo Different Gear, Still Speeding; faceva meglio a stare a casa e dedicarsi con più impegno alla sua linea di moda. Il disco è il risultato delirante della sua totale incapacità di scrittura. Com’è risaputo, “i due” vivono di equilibri piuttosto sottili; sarà forse per questo che Noel – quando c’e stato da pubblicare Noel Gallagher’s High Flyng Birds – non ha voluto essere da meno del fratello beone!? L’album pur nella sua diversità stordisce in maniera medesima: dimenticatevi la parabola illuminante (?) dei primi Oasis e godetevi invece il lento digradare del crepuscolo dei “fratelli coltelli”.
“Addio piacendo”, il solito dj qualunque, si prepara a vivere il Natale, celebrando invece i migliori dischi del 2011.
Stay Tuned!
9 canzoni 9 … aspettando “Il Natale“
Lato A
Christmas Time Is Here Again • The Beatles
Merry Christmas • The Ramones
Santa Doesn’t Cop Out On Dope • Sonic Youth
Twelve Days of Christmas • Belle and Sebastian
Lato B
Winter Wonderland • Radiohead
Jingle Bell Rock • The Arcade Fire
Before Christmas (Today) • Smashing Pumpkins
Christmas Card From a Hooker in Minneapolis • Tom Waits
Santo Nicola È Arrivato • Vinicio Capossela