Un anno vissuto pericolosamente. Esattamente dodici mesi fa l’ingegner Giovanni Consorte e Intermedia, la sua merchant bank di via della Zecca a Bologna, salvavano il centenario blasone del Bologna Fc 1909.
In molti non lo ricordano già più. L’incubo Sergio Porcedda, l’imprenditore sardo che rileva la famiglia Menarini alla presidenza del club nell’estate del 2010 e dopo nemmeno due mesi non paga gli stipendi ai giocatori.
Difficile proseguire. Ecco allora che sbuca in città il grande tessitore della galassia Pd, il mogul Unipol poi ripudiato dagli amici, quel signore che scalava la Bnl telefonando al segretario Fassino per dirgli “abbiamo una banca”. Seguono inchieste della magistratura e svariate sentenze. Intanto Consorte il 23 dicembre 2010 formalizza la costituzione del Bologna 2010 rilevando il 100% delle quote da Porcedda e dai Menarini. Regalo di natale alla città, mai doma di calcio giocato e allo stesso tempo un po’ sfortunata nel ritrovarsi presidenti dopo il felice regno di Giuseppe Gazzoni Frascara (1993-2005) Roberto Baggio e la zona Uefa.
Succede così: Intermedia di Consorte rifà i conti in tasca al Bologna Fc 1909, la trasforma in una nuova società con un nuovo assetto e presenta il conto. Per la città intera è subito coinvolgimento emotivo. Anche perché la novità dell’ingegnere è la società partecipata, un modello cooperativo che ricorda tanto i trascorsi nell’area d’alemiana: nel consiglio d’amministrazione del Bologna 2010 entreranno per la prima volta in Italia anche i tifosi.
Con un presidente onorario come Gianni Morandi che versa di tasca propria robuste royalties provenienti da Fatti mandare dalla mamma, il gioco sembra fatto. Eppure, nonostante l’idea che in un cda con dodici membri ci possa essere spazio per tutti i soci possibili, a rilevare e salvare il Bologna arrivano anche singoli imprenditori con 25mila euro, c’è pur sempre bisogno di un forte timoniere.
L’arrivo di Massimo Zanetti, patron del caffè Segafredo, nel ruolo del socio forte invece che risolvere il problema crea ulteriori malumori e dopo nemmeno un mese, 21 gennaio 2011, il cavalier trevigiano lascia squadra e consegne al primo che le raccoglie, uno dei venti soci in lista: l’imprenditore Marco Pavignani. Ma l’equilibrio attorno al “vecchio padre” regge il tempo di un amen e il duo Albano Guaraldi/Maurizio Setti nella primavera del 2011 diventa l’assetto definitivo, o quasi, del nuovo club.
Dopo un anno, però, il ridimensionamento del progetto “partecipato” di Consorte è evidente. L’ingegnere aveva previsto, per una società che si trova oggi con un capitale sociale di 18milioni e ottocentomila euro, l’apporto economico, quindi ben poco simbolico ed emotivo, di quattro associazioni: tifosi (versamento minimo 100 euro), commercianti, artigiani e professionisti. Per ognuna Intermedia aveva stimato un afflusso di un milione di euro che corrispondeva all’incirca ad una quota sociale del 5% e un rappresentante nel cda.
Ma già dalla fuga di Zanetti dopo un mese, si dice perché i conti di Consorte non fossero proprio dei più realistici, il sogno della partecipazione dal basso, sfuma. Ad oggi le quattro associazioni hanno raccolto 880mila euro e non hanno ancora il tanto sbandierato membro in consiglio d’amministrazione.
“Da questo punto di vista è stata un’operazione fallimentare”, afferma Alberto Bortolotti, storico giornalista locale, ideatore del Pallone Gonfiato, “e questo mi ricorda la famosa lettera di Baraldi (l’amministratore delegato designato da Zanetti, n.d.r.) dove veniva indicato che i conti di Consorte erano fin troppo ottimistici”. Una cifra mancante di oltre 3 milioni di euro che in un bilancio di una società come il Bologna non può che pesare. Senza dimenticare che l’attuale presidente Guaraldi dirige la società con una quota personale di poco più di 4 milioni di euro: “Chiariamo, qui non c’è nessun buco da ripianare”, precisa il responsabile finanziario del Bologna 2010, Gabrieli, “per quei 4 milioni è stato approvato a febbraio scorso un aumento di capitale con data d’inizio e di chiusura. Purtroppo alla scadenza è stato raccolto davvero poco e proveniente quasi tutto dai tifosi. Ricordo però che, giuridicamente, le nomine nel cda non sono legate alle quote di partecipazione in denaro”.
“Raggiungere un obiettivo del genere è stato fin troppo ambizioso”, spiega Maurizio Cevenini, presidente pro tempore delle associazioni, “dobbiamo però ancora convocare l’assemblea dei soci e visto che saranno centinaia ci vorrà uno spazio, grande, all’aperto e ora col freddo sembra difficile ottenerlo”. E nonostante le rassicurazioni provenienti dai giornali locali, con tanto di tabella cronologica sui tempi dell’ufficializzazione del membro nel cda proveniente dalle associazioni, il malumore tra i tifosi, perlopiù “soci” del Bologna, serpeggia.
Molti stanno già pensando a come ritirare la propria quota e altri ancora in rete tra i tanti forum c’è chi si chiede se quei tre milioni mancanti siano davvero uno quota ipotetica e non una voce ben definita di bilancio che Consorte aveva venduto a Zanetti nel pacchetto all inclusive d’inizio gennaio 2011. “Intanto l’obiettivo di Consorte è stato quello di staccare una bella fattura da 1milione e duecentomila euro più Iva che lui definisce comunque sotto retribuita”, prosegue Bortolotti, “Fatto sta che dopo un anno la previsione di tre milioni di euro in più o in meno pesano molto sul bilancio di una squadra che avrebbe bisogno di intervenire sul mercato per acquistare almeno un buon giocatore”.