“Io trattato come Zagaria, ora lotto contro il carcere preventivo”. Parla Giovanni Maria Jacobazzi, arrestato a giugno per corruzione. L’ex capo della Municipale di Parma, in città per riprendere le sue cose, passa al contrattacco: “Non c’entro nulla con Green money, lo dimostrerò. Ho subito comportamenti barbari”. E intanto fonda un sito web contro gli errori giudiziari. E’ tornato a Parma a prendere le sue cose, ora vive a Milano ma per le feste di Natale resterà a Roma, la sua città.
In libertà dal 15 novembre scorso si dedica al suo sito web, www.ingiustiziaeregime.it, pensato per “tutti coloro che hanno avuto un’esperienza tragica con la giustizia” (in home c’è Alberto Sordi nel film Detenuto in attesa di giudizio). L’ex comandante dei vigili Giovanni Maria Jacobazzi, sei mesi dopo le manette per Green Money e nonostante le accuse di corruzione, tentata concussione e peculato alza la testa e su molte questioni passa al contrattacco. “Mi sento una vittima, sono stato trattato in modo barbaro – dice – trascinato in catene come Zagaria”.
Ha visto? Anche gli ultimi arresti Green Money sono stati revocati. Tutti i fermati del 24 giugno scorso passeranno le feste a casa…
“Ho letto e vorrei dire, più in generale, che quando una persona viene incarcerata preventivamente non c’è nulla da gioire. La carcerazione preventiva è una barbarie, un’anomalia tutta italiana, le persone dovrebbero finire in cella soltanto dopo il giudizio definitivo”.
Il capo della Procura Laguardia, a proposito di alcuni provvedimenti del tribunale del Riesame e della revoca di varie misure cautelari, ha parlato di iter normale e fisiologico…
“Sì, ma cosa vuol dire fisiologico, che una persona deve fare per forza tutta la trafila del carcere? Cos’è il gioco dell’oca, la corda che tiene legate le bestie da allentare e stringere a seconda? Una persona deve stare in carcere solo se ci sono dei motivi validi”.
Jacobazzi, a leggere alcune sue dichiarazioni pare che lei stia diventando il portavoce di quanti hanno subito presunti torti dalla giustizia? Un paladino dei detenuti
“Durante i 40 giorni trascorsi in cella ho avuto modo di fare esperienza delle condizioni di vita nelle nostre carceri, delle situazioni tragiche vissute da molti detenuti, dello stato di analfabetismo e di incapacità di difendersi di tante persone. Con alcuni carcerati della mia sezione ci siamo sentiti per gli auguri, ho anche inviato loro un pensiero di Natale. In questa scia si inserisce il mio impegno con il sito web, per ora in fase di costruzione: sarà un forum per le opinioni, servirà anche per rapide consulenze”.
Sì un attimo però. Le accuse nei suoi confronti sono pesantissime: corruzione, tentata concussione e peculato. In particolare, lei avrebbe favorito l’assegnazione all’imprenditore Allessandro Forni dell’appalto per la realizzazione del canile della Municipale.
“Io mi sento una vittima, non ho né corrotto né concusso nessuno. Nel corso del mio incarico di comandante della Polizia municipale ho gestito milioni di euro e sfido chiunque, qualsiasi imprenditore, a dimostrare il contrario. Il caso dell’area di sgambamento dei cani dei vigili è emblematico: i lavori vennero effettivamente realizzati, così come in merito alla multa al gazebo di Marco Rosi la contravvenzione non venne annullata. I casi sono diversi da quelli, per esempio, delle rose del Lungo Parma che non vennero mai piantate”.
Lei ha sostenuto con forza di non essere stato servo di nessuno, men che meno di Marco Rosi (patron Parmacaotto) Come spiega allora la telefonata intercettata in cui, quantomeno, si mostra contrariato dalla decisione dei suoi vigili di multare il gazebo del ristorante di Rosi ‘Sorelle Picchi’?
“Chi ha letto quelle intercettazioni sa benissimo che il tono della telefonata con il vigile responsabile del settore Annonaria è amichevole, al massimo io mi arrabbio per la mancanza di controllo sugli agenti ma, ripeto, la multa a Rosi non venne annullata”.
A proposito di verbali “evanescenti”, lei ha detto di aver tolto centinaia di multe ai politici di Parma. Anche questo è “non esser servo di nessuno?”
“Chiariamo subito una cosa: le multe venivano annullate anche a persone comuni, quando il motivo era valido. Ogni giorno ricevevo numerose telefonate di richiesta in questo senso, sia di normali cittadini che di cosiddetti potenti. Ma il trattamento era uguale per tutti, poi certo, il verbale annullato a un politico fa più notizia. In più Parma è una città provinciale in cui tutti conoscono tutti, ci si incontra in piazza, c’è un rapporto diretto che fa sentire legittimati a certe richieste”.
E’ ancora convinto che i vigili di Parma siano “degli sfigati”?
“Su questo aspetto voglio dire una cosa che considero dirimente e che vale per tutti i corpi di polizia Municipale: finché i vigili urbani saranno strettamente legati al mandato del sindaco non avranno alcuna possibilità di crescere e di migliorare. Non è possibile che arrivi un certo sindaco e la Municipale faccia gli sgomberi dei senzatetto e poi ne arrivi un altro che usa i vigili solo per dirigere il traffico. E ancora: se Vignali, per esempio, decideva di dichiarare guerra agli African market o agli accattoni per applicare la Carta di Parma io cosa potevo fare se non ubbidire? Lo prevedono le normative vigenti”.
Quale era il suo legame con gli altri arrestati del 24 giugno?
“Molti di loro non li conosco neppure, prima di allora non sapevo neppure che faccia avessero tali Mangiarotti o Facini. Io non c’entro nulla con l’inchiesta Green Money e lo dimostrerò, anche se per ora non posso dire di più”.
Il suo arresto è stato tra i più clamorosi insieme a quello dell’assessore Giovanni Paolo Bernini…
“Certo, fa molto odiens arrestare il capo dei vigili. Ma sa come sono stato trattato quel giorno? Mi hanno arrestato alle 5 del mattino, non so neanche quanta gente sia entrata in casa mia, sono stato portato via in diretta tv incatenato come fossi Zagaria, in modo barbaro. Chiesi di poter usare una porta laterale e mi venne risposto “no per esigenze tv”. Era dai tempi di Mani pulite che non si vedeva una roba del genere”.
Qualcuno, provocatoriamente, ha detto ai giornalisti: “Chiedete a Jacobazzi di tornare a Parma a fare il capo dei vigili, sarebbe capace”…
“Quando penso alla Municipale di Parma mi viene l’orchite”.
Addirittura?
“Ho trascorso tre anni di inferno, ho cercato di fare tante cose ma mi è stato impossibile realizzarle”.
E di Parma, dove è appena tornato per prendere le sue cose (tra le quali un pc contente dati utili a difendersi dall’accusa di mobbing intentata dall’ex capo dei vigili Emma Monguidi) che ricordo ha?
“Quando da Roma mi sposto a Milano cerco ogni volta, ma invano, di trovare una strada che mi permetta di passare il più lontano possibile da Parma”.