Evasione fiscale e criminalità economica sono la “principale causa del declino dell’Italia e della sua crescita zero”. Serve quindi un'”Authority per combattere la corruzione e l’evasione, reati che garantiscono profitti illeciti per 150-200 miliardi di euro all’anno”. Lo afferma il procuratore aggiunto Francesco Greco, impegnato da anni a Milano contro il crimine economico-finanziario, in un’intervista a Repubblica.
Quando si parla di lotta all’evasione c’è chi paventa lo “stato di polizia” (in prima fila l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi), ma secondo Greco si tratta soltanto di “scuse per mantenere le diseguaglianze sociali e garantire gli evasori. Le norme sulla tracciabilità dei pagamenti, la cui soglia è stata abbassata dal governo Monti tra mille resistenze, “sono importanti non solo per contrastare l’evasione fiscale, ma anche il riciclaggio e soprattutto la corruzione”.
Francesco Greco suggerisce la creazione di “un’Authority veramente indipendente che si occupi del coordinamento del contrasto alla corruzione, all’evasione e al riciclaggio”, una scelta imposta dalle convenzioni internazionali. Niente a che vedere, precisa però il magistrato, con l’autorità Anticorruzione istituita qualche anno fa in Italia, “che si è rivalata il solito inutile poltronificio giustamente eliminato da Tremonti”.
La questione dell’illegalità è dunque “un’emergenza da affrontare con la stessa urgenza della manovra economica”, afferma ancora Greco, adottando quanto sta già scritto nelle norme internazionali che il nostro paese continua a non ratificare. Norme che riguardano “la trasparenza della contabilità, la trasparennza dei flussi finanziari, il contrasto alle cricche, la prescrizione”.
Invece si procede al contrario. Il procuratore aggiunto milanese attacca la decisione del Csm secondo la quale i pm non si possono occupare degli stessi settori d’indagine per più di dieci anni. Così le competenze e le esperienze accumulate si disperdono. E si traducono “in una perdita secca per lo Stato”.