Si potrebbe dire uno tra tanti, ma con un qualcosa in più: fa musica ed è pure bravo. Chi? Giacomo Lariccia. Dove? A Bruxelles. Sì, in Belgio, perché se in Italia è ormai difficile lavorare, figuratevi fare l’artista. Oggi Giacomo lancia il suo secondo disco, “Colpi di sole”, ma purtroppo lo fa all’estero e per giunta in un paese dove di sole ce n’è davvero poco. Eloquente il titolo del videoclip di lancio: “Povera Italia“.

Giacomo fa musica. Viene a Bruxelles nel 2000 per studiare jazz al conservatorio. Dopo cinque anni di “chitarra jazz” inizia la carriera da musicista che affianca a quella dell’insegnamento. Nel 2007 arriva il primo disco, una “sorpresa pazzesca” come dice lui, tant’è che finisce sulla prima pagina di Le Soir Culture, inserto culturale del primo quotidiano belga. “Hanno dato tanto credito a un artista sconosciuto”, racconta al fattoquotidiano.it. “In Italia ho provato a mandare qualche pezzo ma ho trovato enormi difficoltà solo per farmi ascoltare”. Non stupisce, in fondo non lo mandava nessuno. “In Belgio c’è più apertura nell’ascoltare musica nuova, più curiosità per le novità”. Ma sarebbe possibile una simile avventura in Italia? “L’impressione è che ci sia poco rispetto per cose nuove e originali. Per campare bisogna fare le cover di Vasco Rossi e Vinicio Capossela. Un cantautore nuovo, se non è passato dalla televisione, difficilmente riesce a meritare il silenzio e l’attenzione di chi conta”.

Morale della favola, Giacomo e consorte decidono di rimanere in Belgio. “Abbiamo cercato di tornare a Roma. Mia moglie ha trovato lavoro nell’organizzazione di eventi, tutto sottopagato e in nero. Al telefono mi ha detto: non venire qui, torno io a Bruxelles”. E dal Belgio Giacomo è arrivato a suonare in tutto il mondo in una tournée internazionale. Non male per chi in Italia non è nemmeno riuscito a farsi ascoltare.

Per carità, il mestiere di artista non è tutto oro che luccica nemmeno in Belgio. Il secondo disco, infatti, Giacomo l’ha autoprodotto insieme a cento persone che hanno creduto nel progetto “avventura e musica” e che hanno preso parte attivamente alla sua realizzazione. Tuttavia lo stato belga un aiutino lo dà. Anche se Giacomo ha ritenuto opportuno non chiederlo, il Belgio prevede la possibilità di un sussidio di disoccupazione anche per gli artisti. Conosciuto in gergo come “statuto dell’artista” (anche se non si tratta di un vero e proprio statuto), prevede la possibilità di un sostegno finanziario per chi esercita la professione artististica purtroppo non in continuità e nel caso vengano soddisfatte determinate condizioni. E questo perché, si legge nel relativo testo di legge del 2002, “l’artista ha un profilo particolare ed atipico: le condizioni di lavoro sono spesse precarie e fluttuanti con tanto di guadagni irregolari e aleatori”.

Insomma, Giacomo torni in Italia? “Tornare per fare la fame non mi passa nemmeno per la testa. Vorrei tornare, ma non ad ogni costo. Qui ho trovato il mio equilibrio”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Rena, l’eccellenza italiana all’estero dialoga con la nostra politica

next
Articolo Successivo

Continua la fuga di cervelli Istat: “Il 7% dei ricercatori va all’estero”

next