Italia e Argentina hanno un rapporto speciale. Tutte le volte che ho viaggiato in Argentina mi sono imbattuto in discendenti di Italiani, che magari non parlavano la nostra lingua, ma ricordavano ancora i bisnonni giunti da Sorrento, da Castelfranco Veneto o dal Piemonte.
Dieci anni fa il popolo argentino scese in piazza contro il governo de la Rua e quelli che lo avevano preceduto, tutti fedeli esecutori delle misure richieste dal Fondo monetario internazionale e dal capitale finanziario, i principali responsabili della situazione catastrofica che si registrava all’epoca.
Di lì a poco il governo argentino dichiarò il default. Il quadro legale ne è fornito, dal punto di vista del diritto interno, dalla risoluzione n° 73/2002 del 25 aprile 2002 del Ministero dell’Economia che dispone il differimento al 31 dicembre di quell’anno del pagamento del servizio del debito pubblico argentino.
La ristrutturazione è stata condotta tagliando del 75% il valore nominale dei titoli. Il fatto che il default argentino abbia colpito in parte anche numerosi piccoli risparmiatori ha condotto ad identificare le precise responsabilità dell’intermediazione bancaria, sia sul piano politico, che su quello giudiziario.
Come ricorda Gennaro Carotenuto, il dominio esercitato dal Fondo monetario internazionale sull’Argentina ha determinato, con il decisivo appoggio dell’infame dittatura militare degli anni Settanta, una situazione di bancarotta economica e sociale con il 71% di denutrizione infantile e il 49% di disoccupazione reale.
Autoridotto il debito e respinti i diktat del Fmi, l’Argentina ha notevolmente migliorato la sua situazione in questi dieci anni, riducendo le sacche di povertà e sperimentando una crescita a tassi del 7-10% all’anno. Oggi l’Argentina è un paese all’avanguardia sul piano dei diritti civili, con il matrimonio gay, e politici, con la lotta all’impunità degli assassini degli anni della dittatura, molti dei quali sono giustamente finiti dietro le sbarre. E’ anche uno dei principali protagonisti dell’integrazione latinoamericana che avanza a sua volta a passi di gigante.
Alla base di questi successi il protagonismo di un popolo indomito, che si è ribellato alla dittatura della finanza, pagando con 40 vittime la sua rivolta di dieci anni fa. Un protagonismo che ritorna oggi sotto mille forme, dall’autogestione di molte fabbriche alle attività dei centri sociali nei quartieri. E, a livello delle politiche statali, con il superamento del neoliberismo, per il quale ha ricevuto gli elogi del Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.
Sono esperienze importanti che vanno conosciute meglio. E’ oggi possibile cooperare con il popolo argentino, ad esempio sostenendo i progetti dell’associazione Progetto Sur nei campi dell’autogestione operaia, dei popoli indigeni, del turismo responsabile, del commercio equo e solidale e diritti umani.
Intensificare i nostri storici rapporti con l’Argentina costituisce oggi una necessità urgente. Un esempio da valutare attentamente anche qui in Europa, dove ci attendono i tempi bui della depressione per colpa di quelle stesse politiche. Secondo l’economista argentino Gambina, la crisi del 2001 è come uno specchio nel quale anche l’Europa deve guardarsi. In tempo di globalizzazione economico-finanziaria e di dittatura senza frontiere del capitale finanziario, il debito non è più un problema solo per il “terzo mondo”. Ripudiarlo per respingere tale dittatura diventa un imperativo su cui costruire una nuova unità dei popoli su base planetaria.