L'ex direttore del Tg1 cita una sentenza della Corte di Cassazione e dice:"E' stata applicata nei miei confronti una legge propria per i dipendenti pubblici che mi sospende e mi dovrebbe mandare a ricoprire un ruolo equivalente, ma secondo me è una forzatura"
”Potrei anche tornare a dirigere il Tg1”. L’avvertimento è lanciato dall’ex direttore Augusto Minzolini, ricordando lo statuto giuridico della Rai: “E’ stata applicata nei miei confronti una legge propria per i dipendenti pubblici che mi sospende e mi dovrebbe mandare a ricoprire un ruolo equivalente, ma secondo me utilizzare questa legge è una forzatura dato che la Rai è una società per azioni e lo ha ricordato anche la Corte di Cassazione in una sentenza uscita oggi”. Un’ordinanza delle sezioni unite civili della Cassazione ha ribadito infatti la giurisdizione del giudice ordinario su un ricorso proposto dall’emittente pubblica (la materia era quella dei concorsi pubblici per la selezione di giornalisti nel 2010, bloccati dal ricorso al Tar del Lazio). La Cassazione spiega infatti: “La Rai è una società per azioni per volontà stessa del legislatore e, seppure soggetta ad una disciplina particolare per determinati aspetti ed a determinati fini, riguardanti anche la giurisdizione, chiaramente dettata da interessi di natura pubblica, per tutto quanto non diversamente previsto non può che essere regolata secondo il regime generale delle società per azioni”.
Lo scorso 13 dicembre, Minzolini era stato rimosso dalla direzione del telegiornale, dopo il rinvio a giudizio per peculato. L’accusa è di aver usato la carta di credito aziendale, in maniera non regolamentare. La decisione è del gup di Roma Francesco Patrone che ha accolto le istanze del procuratore aggiunto Alberto Caperna. Il processo inizierà l’8 marzo prossimo davanti alla VI sezione penale del Tribunale di Roma. Il giornalista è accusato di peculato per avere sforato, in 14 mesi, il budget a sua disposizione per circa 65 mila euro: tale somma è stata già restituita dal direttore all’azienda. Minzolini aveva poi annunciato di voler fare ricorso al giudice del Lavoro, contro la decisione del Cda di togliergli la direzione del tg. “Considero la mia rimozione un atto illegittimo, frettoloso, carente nei presupposti e sostanzialmente immotivato – aveva scritto l’ex direttore in una nota – Credo non sia casuale che l’esito della votazione finita in perfetta parità abbia prodotto il risultato che mi riservo di contestare”.
Minzolini non conferma se andrà a fare l’inviato della Rai a New York o in un’altra sede: “Ora sono occupato a capire per quale motivo sono stato oggetto dell’applicazione di questa legge”, dice alla trasmissione di Antonello Piroso su La7. Sulla sua direzione tanto contestata, afferma: “Non credo di aver fatto un tg di parte, anzi penso di aver concorso al pluralismo televisivo”. Il tg targato Minzolini si era distinto anche per lo spazio riservato alle notizie di colore (leggi la Minzo-parade), ma lui si difende: “Erano solo negli ultimi dieci minuti”. Ai giornalisti del Fatto Quotidiano presenti in studio, l’ex numero uno del telegiornale di Rai1 dice: “”Si vergognino lei e il suo giornale per come fate informazione”.