L’ex primo ministro dell’Ucraina, Yulia Timoshenko deve restare in carcere: la Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado contro l’esponente dell’opposizione, condannata a sette anni di reclusione per abuso di potere in relazione all’accordo sul gas sottoscritto con la Russia quando era premier. L’accordo fissava il prezzo che l’Ucraina doveva pagare per gli approvvigionamenti di gas naturale. Un accordo che venne giudicato da molti come fortemente svantaggioso per gli interessi ucraini e che sarebbe stato stipulato senza l’accordo del resto del governo. “La sentenza deve rimanere invariata” ha detto il giudice della Corte, Olena Sitailo, nella sentenza.
L’ex premier ieri aveva fatto sapere che avrebbe biocottato il suo processo. “Guardando da dietro le sbarre del penitenziario di Lukyanovsky lo spettacolo orrendo, insensato e assurdo che questo processoè diventato”, aveva scritto la pasionaria della Rivoluzione Arancione in una nota, “ho deciso di astenermi da ogni ulteriore partecipazione a una simile vergogna. L’Ucraina moderna non ha né un sistema giudiziario, né giustizia. E’ totalmente inutile perseguire verita’ e giustizia nelle aule di tribunale ucraine. Oltre che condannata per abuso di potere, la Timoshenko è stata messa sotto inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato, inquisita per concorso in omicidio e, più di recente, incriminata per evasione fiscale. Secondo l’accusa, avrebbe sottratto 165 milioni di dollari ed evaso sei milioni di dollari di tasse quando negli anni novanta era alla guida di una compagnia di famiglia operativa nel settore dell’energia. La Timoshenko si è sempre detta vittima di una “vendetta politica” da parte dell’attuale presidente ucraino Viktor Yanukovich.
L’ex premier rappresenta uno dei personaggi politici più controversi sul palcoscenico politico dell’ex blocco sovietico. Se il ruolo attivo giocato nel corso della Rivoluzione arancione del 2004 di stampo occidentale e progressista le ha fatto guadagnare l’appellativo di “ Julija la passionaria” e “Giovanna D’Ardo d’Ucraina” di fronte all’opinione pubblica internazionale, nel suo passato da business women non mancano le zone d’ombra. Imprenditrice proprio nel settore dell’energia, e diventata una delle donne più ricche d’Ucraina prima della sua entrata in politica nel 1996, la Tymošenko è stata criticata per la fortuna accumulata dal 1990 al 1998, quando fu accusata di aver stoccato enormi quantità di metano, facendo aumentare le tasse sulla risorsa, mentre ricopriva la carica di presidente della Compagnia generale dell’energia, un’azienda privata che già importava gas dalla Russia. Sospetti, tuttavia mai ufficialmente confermati, che le fecero guadagnare l’appellativo di “Principessa del gas“.