Il presidente cubano Raul Castro ha annunciato un indulto per 2.900 prigionieri, quale “gesto umanitario e sovrano”, in visita della visita del Papa, in programma a marzo. Castro ha ribadito davanti al parlamento “l’affetto e il rispetto” con i quali il paese accoglierà l’anno prossimo la visita di Benedetto XVI nell’isola. “I cubani – ha precisato – non dimenticano i sentimenti di amicizia e rispetto” con i quali Giovanni Paolo II ha visitato il paese nel 1998. Il presidente ha ricordato che tra le persone che saranno messe in libertà ci sono 86 stranieri – tra i quali 13 donne – appartenenti a 26 paesi diversi, che si trovano prigionieri nell’isola, a condizione – ha puntualizzato – che gli stati ai quali appartengono “accettino il rimpatrio”. Chi è già uscito dal carcere, racconta di condizioni disumane nelle prigioni, mai visitate dagli osservatori internazionali.
“Tutti coloro che verranno scarcerati hanno completato una parte importante della loro pena e hanno dimostrato buona condotta”, si legge in un comunicato ufficiale del governo. Il tema chiave degli annunci in programma alla sessione di lavoro del Parlamento era quello della riforma migratoria del paese: tanti cubani aspettano infatti dei cambiamenti fondamentali in tale normativa, per poter viaggiare all’estero senza le restrizioni presenti ormai da circa mezzo secolo all’Avana. Su questo punto, Castro si è limitato a dire che tali modifiche arriveranno “senza fretta”, quando la loro preparazione sarà completata. “Il paese è sulla strada di introdurre dei cambiamenti in una serie di decisioni che hanno avuto un ruolo e che sono perdurati nel tempo in modo non necessario”, ha sottolineato Castro. Le leggi sui viaggi all’estero e dall’estero dei cubani “terranno conto – ha concluso Castro – del diritto dello Stato rivoluzionario nella difesa dei piani per l’ingerenza e per la sovversione nel paese”.