Dopo le proteste del 10 dicembre scorso, decine di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza contro i brogli elettorali delle elezioni politiche del 4 dicembre, che hanno sancito la vittoria del partito di governo Russia Unita
A dare manforte ai dimostranti il parere della commissione del Cremlino che consiglia Medvedev sui temi dei diritti e dei problemi sociali. L’organismo ha chiesto le dimissioni del presidente della Commissione elettorale, Vladimir Churov (il cui motto è: “Putin ha sempre ragione”) e l’annullamento delle elezioni. La raccomandazione non è vincolante ma ha comunqe il suo peso. Secondo la Commissione c’è ormai “una sfiducia di massa sui risultati del voto”. Per questo, per l’organismo del Cremlino serve una nuova elegge elettorale con l’obiettivo di “indire nuove elezioni” per sostituire l’attuale Parlamento. I sostenitori dell’opposizione hanno invitato i connazionali residenti all’estero a riunirsi a Parigi, Londra, Barcellona, Vancouver, Washington, New York e altre città, lanciando appelli sui social network.
Archiviando come un successo la marcia di oggi, Vladimir Ryzhkov, co-organizzatore della protesta, ha annunciato che ” se le nostre richieste”, a partire dall’annullamento delle legislative e l’indizione di nuove elezioni, “non sara accolta, torneremo a dimostrare, ancora più in forze”. Durante la manifestazione, è intervenuto dal palco anche Alexei Navalny, il blogger uscito pochi giorni fa dal carcere dove era stato detenuto 15 giorni. “Siamo abbastanza da poter prendere subito il Cremlino e la Casa Bianca (la sede del governo, ndr) – ha dichiarato nel suo discorso Navalny- Ma siamo gente pacifica, e non abbiamo ancora intenzione di farlo. Siamo pacifici ma non tollereremo questa situazione per sempre”, ha aggiunto, citando come esempi di ingiustizia anche la detenzione di Milhail Khodorkovsky e la morte in carcere dell’avvocato che aveva denunciato un clamoroso caso di corruzione delle autorità, Sergei Magnitsky.
I manifestanti hanno approvato una risoluzione che ribadisce le cinque richieste della protesta precedente aggiungendo altre due istanze: la creazione di un’organizzazione moscovita di osservatori per monitorare le elezioni e l’invito a non dare neppure un voto al premier Putin nelle presidenziali del prossimo marzo e si sono dati appuntamento a febbraio.