Per le feste devo tornare a Genova dalla famiglia e decido di viaggiare con il sistema del carpooling che, per chi non lo sa, serve a trovare un passaggio in macchina a chi deve percorrere una certa distanza. O serve a trovare passeggeri per chi ha spazio in macchina e vuole dividere le spese di viaggio.
Un sistema per me sublime, ancora di più adesso che è Natale e ci sono i rincari della benzina. Il carpooling risponde al mio modo di concepire una società sostenibile e con un senso di comunità ora assente. Anzi, forse risponde alla mia visione di un mondo luminoso e accogliente e di come potrebbero evolvere gli esseri umani se si amassero e rispettassero di più.
Non m’importa se sei mesi fa ho usato il carpooling e mi hanno sfan…to. Già, perchè l’estate scorsa Manolo di Castellamare di Stabia si era presentato all’appuntamento a Roma con una Escort dell’89 che non faceva più degli 80 all’ora e ogni 100 km dovevamo fermarci ad aprire il cofano e mettere l’acqua nel radiatore (durata complessiva del viaggio 8 ore). Manolo aveva poi chiesto un contributo di viaggio enorme e avevo avuto la netta sensazione che carpooling = beneficenza.
Accecata dagli ideali, questo Natale ci riprovo. Cerco in rete e trovo che tale Gianluca parte da Largo Preneste per Genova nel giorno che mi interessa. Mi dice che ha una Punto con 30.000 chilometri e l’ha appena fatta controllare per il viaggio. Mi sembra che la Punto sia fuori produzione, ma Gianluca pare affidabile e quindi mi presento all’appuntamento abbastanza tranquilla.
Alle 8.30 incontro Gianluca e la fidanzata, Monica, che mi vengono incontro con sigaretta di tabacco pendula sul labbro inferiore e treccine rasta lunghe a metà schiena, imbacuccati in giacche a vento nere, svariati piercing tra labbro, naso, incavo delle sopraciglia e lobi delle orecchie. Mi dicono che dovremo fare una deviazione lungo il percorso per accompagnare Monica e andiamo verso la macchina piena zeppa di bagagli. Sul sedile di dietro l’unico posto libero è occupato da un boxer gigante con il collare borchiato. Se quello è un cucciolo di boxer io ho la stessa taglia di Keira Knightley.
Chiedo: “E io dove mi metto?”.
“Ah giusto!” Fanno smammare il cane, che scopro subito chiamarsi Sclero, e io mi siedo nel sedile di dietro, tenendo in braccio borsa e sacchetto con i regali di Natale per i familiari. Dentro la macchina c’è un odore penetrante di cane, umido, sporco e fumo.
La coppia fuma ininterrottamente quindi si sta in macchina con i finestrini mezzi abbassati e la giacca abbottonata. Ma capisco che sono nella merda fino al collo quando accendono la radio. Monica si gira a farmi un sorriso e mi dice che hanno solo il cd degli Assalti Frontali, e che funzionano solo le casse di dietro, di cui una proprio dietro al mio orecchio destro. Penso tra me e me “sono fot…”. Ascolteremo il disco degli Assalti almeno 6 volte durante il viaggio. La mia canzone preferita è ufficialmente Profondo Rosso e so quasi tutto il testo a memoria (“i banchieri fanno crack gli economisti fanno flop” etc).
Gianluca lavora a intermittenza per delle subappaltatrici di Ferrovie dello Stato e fa quadri elettrici. Monica sta facendo un corso. Lui e Monica condividono un appartamento con altre 3 persone in zona Prenestina a Roma. Per mantenersi, visto che con i quadri elettrici non ci campano, nella loro stanza hanno sistemato un pensionato per cani. Dormono con 4 cani (Sclero incluso) e mi dicono che hanno dei problemi con Bobo, un pastore tedesco di 3 anni troppo vivace che aggredisce gli altri cani e forse lo dovranno dare indietro. Gianluca e Monica sono persone gradevolissime e girano sigarette a una velocità impressionante.
Arrivo a Genova dopo 7 ore, la deviazione a Chiusi (baci e abbracci con la famiglia di Monica), un’uscita verso Viareggio mancata di 30 chilometri buoni e 3 soste in piazzola a far pisciare Sclero.
Mentre ci avviciniamo al casello di Genova Nervi tiro fuori i soldi del mio contributo per il viaggio e ovviamente gli metto in mano il doppio del pattuito. E Buon Natale.