Se scoppiava una bomba terrorista in una capitale occidentale era sicuramente Al Qaeda. Se la rivendicava Al Qaeda ci credevamo subito. Se non la rivendicava nessuno, allora era sicuramente Al Qaeda, perché non poteva essere altrimenti. Era come in “1984” di Orwell: qualunque cosa di gramo accadesse era colpa del nemico. E, poiché il nemico era Al Qaeda, non potevano esserci dubbi. E cominciava la geremiade di turno: come sono cattivi gli islamici, come sono feroci, come sono fanatici. Eccetera.
Poi succede – sempre più spesso dopo la guerra di Libia – che Al Qaeda si mette contro i dittatori che devono essere abbattuti in nome della democrazia e dei diritti umani violati. Infatti, qualcuno se lo è dimenticato, ma Al Qaeda è nata appunto per difendere gli afghani contro gli invasori sovietici. Dunque prosegue , dopo la nera parentesi dell’11 settembre 2001, il ruolo umanitario di Al Qaeda.
Così Al Qaeda è dentro il Governo provvisorio di Libia, in attesa di guidare la nuova Libia democratica. E dunque i suoi rappresentanti girano in Europa a stringere mani e a firmare contratti petroliferi, con i quali s’impegnano a risarcire i paesi occidentali che svolgono e svolgeranno opera di aiuto umanitario ai nuovi poveri libici.
Infine scoppiano bombe terroristiche a Damasco di Siria e fanno decine di morti. “Sono i kamikaze di Al Qaeda”, gridano le fonti ufficiali di Assad. Ma Assad è un dittatore che deve essere abbattuto. Dunque i nostri bravi inviati speciali a Gerusalemme si trasformano per un attimo in complottisti di complemento. E sollevano dei dubbi (sì, anche i nostri bravi inviati speciali qualche volta si fanno venire dei dubbi, per quanto strano possa apparire). In questo caso – dicono – non è probabile che sia Al Qaeda. Più probabile si tratti di un complotto ordito da Assad.
Ovvio il perché: per fare la vittima, facendo credere che c’è la mano di Al Qaeda. Non bisogna dunque credergli.
Insomma: una grande confusione regna sotto il cielo. Al Qaeda, come nemico, non vale più un granché. E’ giunto il momento di costruirne un altro. Suggerisco l’Iran, anche se il mio suggerimento arriva tardi. Già ci hanno pensato.