Anche Bologna avrà una sede della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia. La decisione è stata presa ieri nel corso della riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica, al Viminale. La sezione, che sarà operativa a breve, oltre ad avere una certa importanza investigativa, ha anche il significato simbolico di riconoscere ufficialmente la presenza di infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna e della necessità di contrastarle con tutti i mezzi possibili.
Dopo Milano, Torino, Genova, Padova, Trieste e Firenze, è la volta di Bologna, capoluogo di una regione che negli ultimi anni è salita alle cronache per fatti di mafia, come ilfattoquotidiano.it ha raccontato. Indagini, però, che spesso provenivano da procure della Repubblica del Sud. Ma ora con la nascita della Dia a Bologna, per le forze dell’ordine sarà possibile portare avanti un’attività di ricerca di reati e di studio del territorio.
A Bologna è già presente la Dda. La Direzione Distrettuale Antimafia è composta da magistrati ed è istituita presso le Procure della Repubblica dei 26 capoluoghi di distretto di Corte d’appello. Un gruppo di pm, quindi, che lavora su notizie di reato nell’ambito delle infiltrazioni mafiose. Ma ora, con l’introduzione della Dia, il vero volto investigativo della Dda, sarà possibile fare ricerche sui reati che spesso vengono scoperti da Direzioni Investigative antimafia del Sud. Un serbatoio di ricerca di illeciti e di osservazione, attraverso relazioni.
La Dia è un organo di polizia giudiziaria che porta avanti attività investigative, composto quindi da forze dell’ordine specializzate. Se la Dda si muove sulle notizie di reato, la Dia lavora sulla prevenzione, per mettere in luce quella zona grigia che spesso non si vede, come ad esempio gli affari dei prestanome di Michele Zagaria a Reggio Emilia raccontati dal ilfattoquotidiano.it.
La competenza della Dia, come si legge sul sito internet, è quella di “prefigurare, attraverso un’attenta analisi dei fenomeni criminali di stampo mafioso, le loro linee evolutive, al fine di orientare tempestivamente le investigazioni giudiziarie in modo da contrastare più efficacemente la criminalità mafiosa”. Le attività vengono svolte attraverso uno “studio sistematico e regolare del fenomeno criminale e l’analisi delle attività degli individui di cui si sospetta l’appartenenza ad organizzazioni mafiose”. Concentrandosi soprattutto su “attività che interessano, in particolare, quattro aree: informativa, economico-patrimoniale, controllo antiriciclaggio e controllo sugli appalti”.
La caratteristica della Dia è quella di concentrarsi non sui singoli reati, ma su soggetti criminali. Non agisce quindi sulla base di notizie di reato, come la Dda, “ma privilegia l’analisi del fenomeno nel suo complesso ed il contesto del reato associativo, puntando ad individuare nei singoli componenti dei gruppi mafiosi le responsabilità, i ruoli, le attitudini criminali, i comportamenti delittuosi posti in essere”.