Il colosso energetico statale Edf controllerà l'80 per cento del secondo distributore italiano di energia. Un affare da 700 milioni di euro. L'attività delle centrali esclusa dal patto, ma le municipalizzate potrebbero trovarsi un fardello da un miliardo di euro. Il piano benedetto dal ministro Passera
Edf corona così un progetto nato 10 anni fa con la calata in Italia per la conquista di Montedison – Edison, stoppata allora proprio grazie alla creazione di questo barocco condominio di controllo con le municipalizzate, durato fino a ora. Ma la società francese non porterà a casa quanto preventivato nei lunghi mesi di questa difficile trattativa durata almeno un anno e più volte stoppata, anche dall’ex ministro Giulio Tremonti preoccupato dall’invadenza delle imprese francesi sui pezzi pregiati dell’industria italiana dopo l’operazione Lactalis-Parmalat. Edipower (una ex Genco Enel), controllata al 70 per cento della società energetica oggetto dell’accordo, resterà infatti alle municipalizzate italiane, consegnando così ai francesi un’Edison “leggera”, praticamente dimezzata nella sua attuale capacità di generazione di corrente elettrica.
Il patto prevede in sostanza che Edf raggiunga l’80% circa del capitale di Edison acquisendo da Delmi quote di una finanziaria di mezzo (Transalpina di energia) per circa 700 milioni (che valorizzano 0,84 euro ogni azione Edison), dovendo in seguito lanciare un’offerta pubblica di acquisto (opa) sul restante 20 per cento del capitale dato che la società quotata in Borsa. Al contrario Delmi acquisirà il 70 per cento che ancora non detiene di Edipower per un totale di 800 milioni di euro, con un sostegno economico che ogni municipalizzata fornirà poi pro quota.
La parte maggiore sarà quindi a carico di A2A, proprietaria del 51 per cento di Delmi, seguita da Iren col 15 per cento e dalle municipalizzate trentine con il 10 per cento a testa. Anche Mediobanca e la Fondazione Ctr hanno due quote di minoranza, e non è escluso che sia proprio la banca d’affari che si preoccupi di trovare i fondi eventualmente mancanti.
La soluzione trovata preserva l’italianità di parte delle attività Edison, quelle di generazione idroelettrica e a ciclo combinato di Edipower che da sola è il quarto produttore d’Italia per Megawatt, ed è figlia della discesa in campo del neo ministro per le Attività produttive Corrado Passera, deciso a mantenere più ampi possibili i confini di italianità come fece per Alitalia. Passera ha ripreso quello che era il vecchio Lodo Zuccoli, dal nome del presidente del consiglio di gestione di A2A, che lo ha poi ringraziato pubblicamente, vincitore morale dell’operazione nonostante fosse osteggiato dalla giunta Pisapia per la sua eccessiva grandeur.
Ma anche in questo caso, a quale prezzo per la collettività? I numeri puntuali non sono ancora manifesti, ma sulla società acquisita dagli italiani, Edipower, pende secondo stime di un paio di mesi fa degli analisti di Intermonte un debito di un miliardo di euro che sarà in un certo qual modo riferibile ai comuni interessati. Che in anni di tagli ai trasferimenti puntano molto si dividendi delle municipalizzate per fare cassa. Resteranno invariati in futuro visto l’onere del debito?Nel frattempo la reintroduzione dell’Ici sarà sicuramente un aiuto.
L’onorevole Bruno Tabacci, assessore al Bilancio del comune di Milano, fermo oppositore del Lodo Zuccoli in passato per il carico di debiti che trascinava sulle municipalizzate, adesso sembra aver cambiato idea e a ilfattoquotidiano.it dichiara: “L’accordo è buono, ma la gestione di EDipower sarà molto complessa. E’ comunque un primo passo importante sulla via dell’integrazione tra A2A e Iren”.
Per i francesi invece è il via libera in Italia per far nascere un polo del gas sul quale abbiano pieno controllo, che faccia concorrenza a Eni e che possa diventare un punto di riferimento nella loro strategia geopolitica nel Mediterraneo, utile a rafforzare le relazioni, con paesi tradizionalmente ostili quali l’Algeria. In borsa il titolo Edison è in calo dell’1,5 per cento circa a 0,81 euro per la volontà espressa da Edf di non pagare più di 0,84 euro per ogni titolo in sede di opa, pena la decadenza dell’accordo, la cui definizione finale dovebbe arrivare entro metà 2012, un volta sentita anche l’Antitrust e le altre autorità competenti. In serata la Consob dovrebbe pronunciarsi.