Sotto l’albero della scuola, Babbo Natale sembra proprio aver portato un pacco di solite nenie e qualche buona promessa arrivata dal ministro all’Istruzione Francesco Profumo.

Le nenie sono il simbolo della Scuola che non cambia. Da quando sono entrato nel mondo dell’istruzione, ho cambiato quattro scuole in cinque anni ma a Natale ogni anno torna la stessa “canzoncina”. I docenti non si mettono d’accordo. Non si parlano da una scuola all’altra. Eppure riescono a fare tutti contemporaneamente, il 22 dicembre prima delle vacanze, la stessa nenia straziante. Non c’è un programma. Non c’è un’indicazione dei dirigenti. E’ la loro creatività. Tutte le quattro scuole dove sono stato hanno fatto cantare la patetica “A Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo, che rincorrevi tanto. E’ Natale e a Natale si può fare di più”. E’ il simbolo della scuola che farà fatica a cambiare, che non svecchia.

Tra le solite nenie si è vista però anche la stella cometa. Il 22 dicembre scorso il ministro dell’Istruzione ha incontrato i sindacati della scuola. Sul tavolo il tema del rinnovo dei contratti, le risorse necessarie per il funzionamento della scuola, la gestione delle graduatorie, l’organico funzionale. Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc Cgil ha giudicato le proposte del ministro “un interessante terreno di confronto”. Il 10 gennaio sindacati della scuola e Ministro torneranno a confrontarsi.

La notizia del concorso rischia di essere come la stella cometa perché deve accompagnarsi ad alcuni atti propedeutici fondamentali: una ricognizione di tutti i posti disponibili, a vario titolo, per le immissioni in ruolo, una ricognizione dei posti necessari a restituire alla scuola la dignità calpestata dai tagli del precedente Governo e una presa in carico del piano di stabilizzazioni triennali promesso dal patto di stabilità dello scorso anno e compromesso dalle vicende della riforma Fornero del sistema previdenziale, che non manda in pensione più nessuno, impedendo quel ricambio generazionale tanto invocato.

Qualche numero per capire una delle partite aperte: secondo i dati del dossier “Ricostruire la Scuola” presentato dalla Flc Cgil al ministro, l’organico di diritto nel 2011/2012 (ovvero quello stabilito a giugno) è stato di 665.107 posti; quello di fatto (definito al 1 settembre e fatto dai precari) è stato di 723.514 posti: 59.568 posti in più tra organico di diritto e di fatto. La Flc Cgil crede che sia necessario superare la distinzione tra organico di fatto e organico di diritto, in una prima fase stabilizzando tutti i posti vacanti in organico di fatto (sostegno e spezzoni).

Per fare ciò occorre fermare la mannaia dei tagli agli organici. Facendo ciò lo Stato risparmierebbe circa il 2,5%: infatti un contratto al 30 giugno costa mediamente (a seconda dei profili professionali) tra i 532 e i 706 euro a testa in più rispetto a un incarico al 31 agosto. Su questi dati si gioca la sfida del nuovo anno e su questi numeri potremo capire se le parole del ministro sono state stelle cadenti o comete.

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