di Donata Levi – Patrimonio SOS
Mentre su tutti i giornali del 23 dicembre risaltava in primo piano la notizia dell’ultimo crollo di Pompei – un crollo particolarmente significativo perché avviene in uno dei luoghi più suggestivi e visitati – lo speciale del Sole 24 ore proponeva inconsapevolmente, con un tempismo certamente non voluto, una interessante chiave di lettura per il continuo degrado di Pompei: un articolo in cui si faceva riferimento, come si trattasse di un piano concertato, alle due intese per “rilanciare” Pompei siglate a Parigi “sotto l’egida dell’Unesco” meno di un mese fa.
In effetti si tratta di due intese molto diverse, come ricordava anche Erbani su La Repubblica del 30 novembre. Una è più istituzionale fra Ministero e Unesco ed è destinata ad incrementare la tutela del sito.
L’altra, che con l’Unesco non c’entra, è invece di tipo imprenditoriale e si attuerà tra Regione Campania, Unione industriali e Associazione dei costruttori di Napoli; non se conoscono i dettagli, ma si è parlato di discutibili interventi nell’area circostante Pompei: edilizia alberghiera, incremento del flusso di crocieristi, creazione di una Pompei vivente in 3D, ecc.
Ma tralasciamo questa seconda intesa; perché ancora più inquietante di quella che potrebbe rivelarsi una Pompeiland o di una sorta di Las Vegas pompeiana, è quanto nell’articolo del Sole 24 ore si dice sui “quattro ambiziosi obiettivi” che Ministero e Unesco perseguiranno nell’arco di tempo di UN anno; anzi – quel che è ancora più scandaloso – che Unesco perseguirà finanziato dal nostro Ministero.
Dunque, dodici mesi per:
1. individuazione di esperti che possano contribuire alla realizzazione del programma “urgente e straordinario” messo a punto dal Ministero. Dodici mesi? Forse basterebbero (e avanzerebbero) 12 giorni. E comunque: il Ministero da solo non è in grado?
2. istruire potenziali donatori sulle norme europee che regolano le sponsorizzazioni nel nostro paese. Dodici mesi? Forse dodici ore per stendere un testo e altre dodici per una divulgazione via mail.
3. creare un tavolo che concerti con il ministero le formule di sponsorizzazione. Qui, allarghiamoci un po’, ma lavorando bene, facciamoci bastare due incontri settimanali per quattro settimane.
Infine Dodici mesi per (le virgolette sono d’obbligo) “mettere in relazione Pompei con la sua ‘buffer zone’ dell’ hinterland vesuviano”, relazione che sembra riguardare non questioni di viabilità, ma di rete (con gli altri siti: Oplontis, Ercolano, Stabiae). Se è così, se si tratta cioè di creare reti di conoscenza o itinerari fruibili su cellulare, in dodici mesi, avvalendosi di sperimentazioni già attuate, si può fare moltissimo.
Tuttavia: prima di fare valorizzazione, non si dovrebbe fare tutela? Ed in meno di dodici mesi. Fra dodici mesi cosa sarà rimasto di Pompei?