“Quando si muore si ha ben altro da fare che pensare alla morte”, diceva Italo Svevo, e c’è da sperare che lo sguardo dei defunti non abbia tempo di posarsi su certe miserie dei cosiddetti “vivi”. Il fatto che qualcuno abbia potuto pensare di violare il luogo del riposo dei morti per dar sfogo ad uno scherzo di pessimo, macabro gusto, è dunque problema e oltraggio anche per i vivi, e non solo per i loro parenti defunti.
Scendendo la prima a scala a destra, dell’ingresso di via della Barca (quello vicino a Villa Serena) della Certosa di Bologna, compaiono infatti alcuni adesivi elettorali riguardanti la scorsa campagna per la poltrona di sindaco. Basta camminare un po’ nei corridoi adiacenti a tale ingresso per notare come addirittura su alcune lapidi, o nelle immediate prossimità delle stesse, siano stati attaccate le etichette di propaganda.
La questione non è legata al numero – piuttosto esiguo e apparentemente circoscritto per la verità – degli adesivi, bensì alla possibilità di compiere e magari reiterare un gesto del genere, violando la dignità di alcuni defunti (fosse anche uno solo).
Inutile è sottolineare l’effetto macabro della propaganda politica in prossimità della foto di un defunto, doveroso è invece auspicare la necessaria velocità nel rimuovere tali adesivi a fronte delle segnalazioni, affinché lo sfregio sia quantomeno di breve durata.
Scorrendo poi altre lapidi in quella ristretta zona, si evince, a causa dell’alone circolare di carta che è rimasto incollato, che si è tentato di rimuovere alcuni di quegli adesivi (forse i parenti stessi, sgomenti e infastiditi). Ma i più soli fra i soli, i morti senza nessuno più in vita, non possono far altro che aspettare che a questa sgradevole circostanza si ponga rimedio.
Ad evidente lume di ragione, nulla hanno a che fare con questo macabro scherzo i partiti e i movimenti richiamati dagli adesivi in questione, e tantomeno è il caso di mettere in discussione l’eccellenza e il buon nome della Certosa di Bologna che non resta certo infangata da uno sporadico gesto di ignoti. Col medesimo lume però, è ragionevole sperare che le istituzioni responsabili – loro stesse vittime di tali vandalismi – facciano in modo che oltre che triste, questo evento diventi irripetibile e impediscano che i corridoi – anche quelli meno in vista e situati, come in questo caso, distanti dall’ingresso principale della Certosa – siano nuovamente oggetto di macabre scorribande.
di Cristiano Governa