Richiesta di rinvio a giudizio per diffamazione e calunnia nei confronti di Piero Di Caterina, uno dei grandi accusatori del dirigente del Pd Filippo Penati nel caso tangenti a Sesto San Giovanni. La richiesta è formulata dalla Procura di Milano, che accusa Di Caterina di diffamazione aggravata e calunnia continuata nei confronti del sindaco di Segrate Adriano Alessandrini, per le sue dichiarazioni relative all’affidamento del servizio di trasporto pubblico locale. L’udienza preliminare è fissata il 23 febbraio.
Come si legge nel capo di imputazione scritto dal pm Cristiana Roveda, l’imprenditore avrebbe inviato due lettere alle forze dell’ordine, il 20 aprile e il 7 giugno 2010, e un comunicato stampa, offendendo “la reputazione” del sindaco. Nel suo “dossier” Di Caterina, in sostanza, accusava l’amministrazione di Segrate di averlo penalizzato per favorire invece l’Azienda trasporti milanese (Atm) nella concessione delle autolinee nel Comune.
Secondo il pm, Di Caterina avrebbe incolpato “falsamente, sapendoli innocenti” il sindaco e la city manager di Segrate, Laura Aldini, di reati come “corruzione, concussione, turbativa d’asta, abuso e omissione d’atti d’ufficio, fatti in realtà mai accaduti come emerge dalle sentenze in atti del Tar e del Consiglio di Stato”.
“Per Di Caterina si tratta della seconda richiesta di rinvio a giudizio poiché, anche a seguito della querela dell’avvocato Laura Aldini, dirigente del Comune di Segrate, la Procura ha già fissato il 14 marzo un’altra udienza che vedrà Di Caterina imputato per calunnia, diffamazione e minacce”, sottolinea l’avvocato difensore del Sindaco e dell’avvocato Aldini, Pietro Gabriele Roveda. “Tutto il castello di accuse mosse da Di Caterina sta crollando pezzo per pezzo”, continua il legale, che ha ricordato come né il sindaco né l’avvocato Aldini siano indagati a Milano o Monza. “Qui il sindaco ha ampiamente chiarito la sua posizione e, evidentemente, il pubblico ministero lo ha ritenuto convincente e credibile”.
Un altro procedimento a carico di Di Caterina per calunnia, diffamazione e minacce sarà deciso infatti il 14 marzo davanti al gip Giuseppe Gennari. E’ quello relativo al caso Aldini. Di Caterina, secondo l’accusa, aveva anche accusato la dirigente di avergli richiesto una “tangente” e aveva affermato “che l’unico motivo per il quale non le aveva ancora fatto del male era perchè si trattava di una donna”.