Il prezzo è della base d'asta è di 70 mila euro, ma a Castel Maggiore (nel Bolognese) potrebbe costarne 800.000, secondo quanto stabilito dal tribunale in caso di esproprio. Un caso di cattiva amministrazione che rischia di svuotare le casse pubbliche
Il paese in questione è quello di Castel Maggiore, alle porte di Bologna. La vicenda parte nel 1998 quando un’azienda che aveva costruito il pezzo di strada di “via Pablo Neruda nel tratto che parte da via del Bondanello, la rotonda e due piccoli tratti dopo di questa sia verso sud che verso ovest”, va in fallimento. Il prossimo 31 gennaio 2012 a Firenze ci sarà l’asta per questi terreni. Il Comune di Castel Maggiore infatti non se li sarebbe mai intestati, oppure se lo ha fatto il documento non si trova. Così, quei tratti di strada pubblica (che peraltro conducono proprio al Municipio) sono rimasti nelle proprietà dell’azienda fallita e ora rischiano di finire in mano a un compratore qualunque. Il prezzo a base d’asta, come si legge in una ordinanza del Tribunale di Firenze, è di 70 mila euro.
Sarebbe una vicenda comica e grottesca, se non fosse che a rimetterci saranno comunque le casse pubbliche e i cittadini. Se il documento con cui il Comune si era intestato quei terreni non si troverà infatti, lo stesso ente sarebbe costretto a pagare, perché i creditori beffati dal fallimento dell’azienda non sentono ragioni e vogliono comunque qualche euro indietro.
La situazione potrebbe però diventare più dispendiosa e tutt’altro che comica se a quell’asta arrivassero dei compratori che riuscissero a comprare quella strada. A quel punto il Comune potrebbe essere costretto, paradossalmente, a dover espropriare un bene già suo. Le perizie disposte dal Tribunale di Firenze parlano chiaro: “In caso di esproprio il valore è di circa 813 mila euro”.
La vicenda è stata portata alla luce dai consiglieri del Popolo della Libertà, all’opposizione nel comune del bolognese. “Il curatore fallimentare ha detto chiaramente che basterebbe un atto d’impegno per sospendere l’asta. Ma questo documento non c’è, e se c’è non si riesce a trovare”, spiega il consigliere comunale Leo Cataldo. L’atto d’impegno è un pezzo di carta mediante il quale l’amministrazione, nel momento in cui stipula l’accordo col costruttore per la realizzazione delle opere, si impegna ad acquisirle e l’impresa a cederle. “Con questo documento, anche se non fosse stato depositato alla conservatoria immobiliare, il Comune di Castel Maggiore potrebbe evitare questa asta”, ha spiegato il consigliere regionale Galeazzo Bignami.
La cifra a base d’asta è molto bassa, appena 70 mila euro, anche perché si pensa che difficilmente, soprattutto tra le persone del posto, ci si potrebbe mettere contro una amministrazione comunale ‘soffiandole’ da sotto il naso addirittura le sue strade. “Ma se arrivassero compratori da altre parti d’Italia il prezzo schizzerebbe per un eventuale esproprio”, spiega Bignami. Proprio per evitare questo rischio, come ha detto il consigliere Cataldo, anche “secondo lo stesso curatore sarebbe bene che il Comune partecipasse a quest’asta e acquistasse. Il riscatto sarebbe molto alto”.
Ora, in attesa dell’asta in programma fra un mese, i consiglieri di opposizione lanciano un altro allarme. Ci sarebbero infatti almeno un’altra decina di vie del paese che non sono ancora passate di proprietà al Comune, come via Berlinguer. Se le aziende che le hanno costruite andassero anch’esse in fallimento, il Comune di Castel Maggiore si troverebbe nella stessa situazione di oggi.