Cifre da capogiro che coinvolgono specialmente le fasce di reddito più basse o più “incerte”. Se il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato dichiara di giocare d’azzardo, infatti, la percentuale sale al 73% nel caso dei disoccupati, all’80,2% per i precari e tocca l’apice con i cassaintegrati, ben l’86,7%
Se i dati nazionali del 2011 sul gioco d’azzardo, raccolti dal centro sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia, erano di per sé già preoccupanti, più di 75 miliardi di euro spesi, contro i 61 del 2010 e i 54 del 2009, sotto Natale i tabaccai prevedono che si raggiungeranno nuovi picchi, in particolare per i giochi più reperibili come le lotterie istantanee. Quest’anno gli italiani per comprare i gratta e vinci hanno sborsato quasi 10 miliardi di euro, 122 milioni dei quali provengono dalla provincia di Bologna, ma le cifre sono destinate a salire.
Il miliardario, il portafortuna, sette e mezzo. Si tratta di un passatempo insidioso, vicino alla gente, alla portata di tutti, ma che può sfuggire di mano trascinando a un acquisto compulsivo che ben presto diviene patologico. Dietro alla promessa di una vincita facile, infatti, è celato uno specchietto per le allodole “carico di speranze destinate ad essere disattese” denuncia Matteo Iori, presidente del centro sociale, “perché basato su un concetto illusorio che viene inculcato nella mente delle persone, noi lo chiamiamo il pensiero magico”.
Un meccanismo semplice basato sul fatto che nel 56% dei casi il numero ‘grattato’ è vicinissimo a quello utile per vincere, distante di una sola unità, e ne deriva l’impressione di avere la vittoria in tasca. “Ma non è vero” spiega Iori “il Miliardario, ad esempio, ha una probabilità di vittoria pari a 1 su 6 milioni”.
Nondimeno, in Emilia Romagna il gratta e vinci è molto popolare, infatti quest’anno in provincia di Piacenza si sono spesi ben 196 euro procapite in bigliettini, a Ravenna 183 euro e a Rimini 180 euro. Ferrara si è classificata al quarto posto della graduatoria regionale con 169 euro procapite, seguita da Reggio Emilia, 156 euro, Modena 140, Bologna 131 e infine Parma, con una spesa media di 128 euro.
Un trend in piena sintonia con l’andamento generale del gioco d’azzardo che in regione, confermano i dati ufficiali, è molto diffuso. “Anche quest’anno in Emilia Romagna si è giocato moltissimo, al punto che la regione si è classificata quarta in Italia per la spesa legata all’azzardo, 5 miliardi e 900 milioni di euro circa, e quinta per l’investimento pro capite” spiega Iori. “In media, ogni maggiorenne che vive qui sborsa circa 1570 euro all’anno per tentare la fortuna”.
Cifre da capogiro che coinvolgono specialmente le fasce di reddito più basse o più “incerte”. Se il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato dichiara di giocare d’azzardo, infatti, la percentuale sale al 73% nel caso dei disoccupati, all’80,2% per i precari e tocca l’apice con i cassaintegrati, ben l’86,7%.
Giocano meno della media solo i pensionati (con il 63,5%) e le casalinghe (con il 65,4%): “Sono in molti a sperare che la vincita cambi loro la vita” denuncia Iori “e le istituzioni dovrebbero intervenire con più decisione in questo senso, riconoscendo nel gioco compulsivo una patologia, come già avviene all’estero”. Dove chi perde la casa, la famiglia o il lavoro viene considerato malato.
Secondo la ricerca effettuata dal centro sociale Papa Giovanni XXIII sono il 2,5% gli italiani che, settimanalmente, spendono una cifra che oscilla tra i 150 e i 300 euro, e l’1,7% quelli che, ogni mese, sperperano sicuramente più di 1.200 euro per il gioco d’azzardo (oltre 300 euro alla settimana).