Fischi e insulti a Giorgio Napolitano (“terun”), attacchi a Mario Monti (“pure un cretino avrebbe fatto meglio”), all’Italia, a Garibaldi, ai Savoia (“gentaglia”). Umberto Bossi ha anticipato di qualche giorno i fuochi d’artificio ed ha infiammato la platea del palazzetto di Albino, dove era in corso la seconda edizione del Berghém Frecc, la festa provinciale del Carroccio bergamasco.

Tra un insulto e l’altro, davanti ad una folla agitata e rumorosa, il Senatur è tornato a battere il chiodo dell’indipendenza, spiegando a grandi linee un progetto di cui si saprà di più nelle prossime settimane: “nei giorni scorsi sono stato a Bolzano e ho firmato un accordo, nei prossimi giorni andrò anche a Innsbruck e poi a Barcellona, tutti i popoli d’Europa sono con noi, si stanno accorgendo che la Padania è un’occasione, un treno che passa una volta sola e questa volta ce la faremo o con le buone o con le cattive, perché ci siamo rotti le scatole”. E poi, in quello che sembrava il discorso di un generale alle sue truppe, ha invitato tutti a partecipare alla grande manifestazione milanese del 22 gennaio: “perché non ci si può lamentare senza lottare, è ora di mettersi in gioco, soprattutto i giovani”. La gente ha risposto a suon di slogan e cori da stadio: “Né neri né rossi, ma liberi con Bossi” e, ancora; “Secessione, secessione!”, passando per il più classico: “Roma ladrona, la Lega non perdona”.

Poi ha attaccato il Mario Monti e il suo governo per “i danni che stanno facendo alla gente del nord”, costretta come al solito a pagare per tutti: “Di danni ne stanno facendo Monti e il suo fedele alleato Berlusconi, tutto quello che dice la sinistra stanno facendo”. Bossi, affiancato dai colonnelli Roberto Maroni e Roberto Calderoli, ha continuato: “Noi della Lega non moriamo mai. Questo Monti non capisce niente, non è riuscito a creare un solo posto di lavoro: era molto meglio mettere un imprenditore che non un professore che nelle commissioni fa lezioni di economia che non funzionano”. A suo giudizio “anche un cretino capirebbe che se aumenti le tasse la gente ha meno soldi e si produce di meno. È il Nord che deve pagare per un’Italia che non abbiamo voluto”.

Attacchi anche a Giorgio Napolitano: “Abbiamo subito anche il presidente della Repubblica – ha detto – che è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del Nord’’. Secondo Bossi, che ha fatto riferimento alle guerre per l’unità nazionale “tutti i giovani morti stavolta sparerebbero dall’altra parte”, poi ha invitato tutti i militanti presenti a rivolgere un saluto al presidente della Repubblica, un invito a nozze per il popolo leghista che ha iniziato a bersagliarlo di fischi e insulti. Quanto al governo di Mario Monti, il Senatur ha tenuto a sottolineare che “è stato voluto e messo lì dal presidente della Repubblica, non ce ne dimenticheremo”. Da chi gli stava vicino sul palco è arrivata anche una voce che indicava le origini di Napolitano, Bossi ci ha messo il carico da novanta: “Non sapevo che l’era un terun”.

Senza freni anche l’ex ministro Roberto Calderoli, che è intervenuto a margine della manifestazione: “Questo è un governo di sinistra: Berlusconi ha preso le distanze con alcune dichiarazioni ma deve anche dimostrare di non essere l’utile idiota che sostiene un governo di sinistra. Stacchi la spina e si vada al voto”.

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