Un milione e settecentomila chili di acciaio. 654 metri di lunghezza e sedici campate. Il neo inaugurato ponte che collega Piacenza con parte della provincia lungo il fiume Trebbia, e che convoglierà la maggior parte del traffico da e per il capoluogo emiliano, rappresenta una “soluzione innovativa” e realizzato con “tecniche d’avanguardia”, come riferisce l’amministrazione provinciale. C’è solo un solo problema: “I collaudi sono stati effettuati a vista e non sono mai stati eseguiti test di prova sui materiali”.

A sostenerlo da giorni è il consigliere provinciale dell’Italia dei valori, Samuele Raggi, che per l’inaugurazione del ponte di questa mattina ha organizzato un sit-in lungo il viadotto cercando di fare luce sulle criticità infrastrutturali dell’opera. “No, non si rischia il crollo- mette in chiaro il dipietrista- ma qui si è voluto accelerare l’inaugurazione del ponte nonostante non sia mai stato eseguito alcun collaudo, il che è inquietante per un’infrastruttura che dovrà sopportare un’enorme mole di traffico visto l’innesto con la tangenziale”.

Il ponte, dopo tre amministrazioni provinciali, 26 milioni di euro e il fallimento di alcune delle imprese che lo stavano realizzando, sarà infatti pronto per il collaudo definitivo solamente a maggio 2012 ma la volontà del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nel volerlo inaugurare il 30 dicembre sembra aver prevalso. Da questo pomeriggio, infatti, il ponte è aperto al traffico ma, come si evince anche da alcuni dei documenti redatti dal settore viabilità dell’ente provinciale, non tutto è pronto: secondo una nota del 20 dicembre e firmata dal direttore dei lavori, al nuovo ponte mancano alcuni sostanziali requisiti per l’apertura, primo fra tutti i “certificati per la corretta posa in opera delle barriere di sicurezza”, ma non solo.

Secondo lo stesso dispaccio, non è pervenuto il posizionamento dello scarico delle acque (che impediscono, in sostanza, l’allagamento della strada) e la segnaletica posizionata lungo il percorso “non è a norma”. Pochi giorni prima e in un’altra nota alle imprese appaltanti, lo stesso direttore dei lavori Gianluigi Geddo lamentava la mancata “esecuzione della pavimentazione e dell’impermeabilizzazione” del tracciato. In più, secondo la relazione dei tecnici della Provincia durante la prima fase di collaudo, “nella struttura di supporto della pista ciclabile è stata segnalata la non conformità nella realizzazione dei fori di ancoraggio”. Ergo, la pista ciclabile ancorata al ponte e sospesa nel vuoto potrebbe non essere ancorata in modo appropriato alla struttura del viadotto. Il che, manco a dirlo, “non è molto confortante”.

L’amministrazione provinciale, però, sembra fiduciosa: la scorsa settimana sono stati collocati lungo il ponte dodici autocarri a quattro assi per un totale di 480 tonnellate per i collaudi statici e i risultati “sono stati esaustivi e soddisfacenti”, fanno sapere dall’ente. Ma il problema, per l’Idv, è un altro. “Sono state effettuate prove soltanto statiche e dinamiche- sostiene Raggi- ma sull’adeguatezza della pavimentazione, sugli scarichi delle acque, sulle barriere di sicurezza e sui fori di ancoraggio della pista ciclabile sono state date rassicurazioni di un controllo a vista’”, salvo una più accurata verifica fino al collaudo definitivo. Che avverrà presumibilmente il 6 maggio, giorno effettivo in cui i lavori per la realizzazione del ponte saranno ultimati.

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