L’ultimatum scade il 23 gennaio. O ci sarà un acquirente o la piscina dello Sterlino, a Bologna, chiuderà. L’unica vasca olimpica in città. 50 metri di corsie, che hanno dato all’Italia quattro delle nove medaglie vinte a Stettino, agli ultimi Europei di nuoto. E intanto il Comune cerca in tutti i modi di tenere aperta una speranza. “Laboriosamente ottimista” si dice l’assessore con delega allo Sport di Palazzo D’Accursio, Luca Rizzo Nervo.
E se dovesse chiudere i battenti lo Sterlino, mancherebbe in città una piscina olimpica che permetta ai nuotatori plurimedagliati ai mondiali e agli europei di continuare la preparazione per le prossime olimpiadi di Londra. Mirco Di Tora, Paolo Facchinelli, Arianna Barbieri, Ilaria Bianchi, Martina Grimaldi e Marco Orsi. Sono questi i nomi dei ragazzi che passano gran parte delle loro giornate in acqua, tra le corsie dello Sterlino.
Il proprietario dell’impianto è il Coni, che due anni fa decise di venderlo, mentre il Comune è garante dell’uso pubblico dell’impianto e l’Aics, l’ente gestore. In attesa di concludere l’accordo di cessione il Coni ha deciso di chiudere i battenti. E quei campioni dovranno ora cercare un posto altrove. Anche se, per Renato Rizzoli, presidente del Coni della provincia di Bologna, “non cade il mondo se si allenano in una piscina da 25 metri anche solo per qualche giorno”.
Il Comune, però, non ha intenzione di mollare la presa. Per quei campioni, certo. Ma soprattutto per quei 1800 bolognesi che frequentano lo Sterlino, fra piscina e palestra. Il Coni quando decise di venderlo mise lo Sterlino all’asta al prezzo base di 3,3 milioni di euro. Il deserto. Nessun acquirente. Ed oggi, invece, “è quasi un miracolo avere due possibili acquirenti”, spiega l’assessore Rizzo Nervo. Si tratta dell’Aics e del Cusb.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, già il 16 dicembre aveva inviato al Coni una lettera con le due soluzioni, invitando ad una scelta. Bissata oggi da un’altra lettera diretta al presidente Petrucci. Mentre ieri l’assessore Rizzo Nervo ha parlato con il Ministro allo Sport, il bolognese Piero Gnudi, e con il presidente della Fin, Paolo Barelli, che si sarebbe detto preoccupato per la situazione. “Le proveremo tutte, ma è dura” dice Rizzo Nervo
“Io ho ribadito – continua l’assessore – che in ogni caso il 2 non si chiude nulla. Le stiamo tentando tutte per provare a ovviare a questa chiusura assurda”. Ci sono due soluzioni, dunque. E quella che sembra essere presa maggiormente in considerazione è la proposta del Cusb. 3,2 milioni di euro la cifra. Ma c’è bisogno di tempi tecnici per definire la fidejussione chiesta da Coni servizi come precondizione per accettare la proposta di acquisto della piscina e depositare la cauzione di un decimo, cioè 320 mila euro. “C’è bisogno di questi tempi tecnici, in un momento difficile per l’accesso al credito. Si parla di settimane, non di mesi” spiega l’assessore.
Intanto il Coni ha deciso di concedere la proroga richiesta dal Comune. Ci sarà tempo fino al 25 gennaio, termine ultimo per chiudere la trattativa d’acquisto. Altrimenti lo Sterlino dovrà serrare i battenti. “Un tempo congruo per chiudere positivamente – scrive l’assessore Rizzo Nervo su facebook -. Ha vinto la determinazione, ha vinto il giocare di squadra come città, ha vinto il buon senso, quindi hanno vinto tutti”.
Inoltre qualche giorno fa, il 27 dicembre, il comune di Bologna ha votato un atto di indirizzo che impegna lo stesso Comune a sottoscrivere una nuova convenzione con un contributo, come fatto fino ad oggi, ridefinendo però la “gravosa cifra” di 680 mila euro, “cifre necessariamente ribassate dalla nota necessità di contenimento della spesa” spiega Rizzo Nervo.
E Renato Rizzoli, presidente del Coni di Bologna, dichiara che “la proposta del Cusb sta marciando. Stiamo lavorando perché non chiuda lo Sterlino e ci sono i presupposti perché ciò non avvenga”.
Saranno giorni importanti per il futuro di una piscina definita di “pubblica utilità”, che coinvolge 1800 persone tra atleti, allenatori, bambini, disabili della polisportiva Atletico H e trenta lavoratori. Gli stessi, questi ultimi, che si sono riuniti in assemblea e hanno deciso di presidiare costantemente e a oltranza l’impianto “a garanzia del proprio posto di lavoro, anche dopo il 31 dicembre”. Una scelta che “nasce dalla consapevolezza di dover difendere il proprio posto di lavoro dall’assenza di garanzie occupazionali” come ha scritto Carmelo Massari, della Uiltucs-Uil, ma anche per “garantire gli allenamenti agli atleti e al contempo a permettere ai cittadini bolognesi la normale fruizione della struttura comunale”.
Intanto l’Aics fa sapere tramite una nota di aver “inviato al Coni Servizi una richiesta di accesso agli atti a firma del presidente dell’Aics di Bologna, Guido Marchiani, e del presidente della Rari Nantes Bologna, Roberto Dalle Nogare, per verificare la regolarità delle procedure seguite (o improvvisate) dal Coni”. Secondo l’Aics, infatti, Rizzoli non avrebbe spiegato “se la proposta Aics (rinnovata il 9 dicembre 2011) sia stata valutata e perché sia stata scartata”.
“Perchè – spiega la nota che punta il dito contro il Coni – non è normale ricorrere a trattative quando il proprio regolamento impone, per la vendita, una gara ad evidenza pubblica; perchè non è regolare non interpellare tutti coloro che hanno manifestato interesse all’acquisto di un bene immobile; perchè è contrario al Codice Etico del Coni Servizi non uniformarsi ai criteri di trasparenza ed imparzialità tipici del pubblico servizio”.