Dai primi meetup, alle liste civiche, fino ad arrivare alla nascita del Movimento cinque stelle, nei pochi anni di vita la realtà ispirata alle idee di Beppe Grillo (come ogni altra formazione politica) ha lasciato dietro di sé una serie di attivisti pentiti e, allo stesso tempo, ha acquistato dei fedelissimi. Soprattutto in Emilia Romagna, territorio dove finora il Movimento ha trovato più successo.
Davide Zannoni, bolognese, lavora nel campo della grafica pubblicitaria, e prima del Movimento non si era mai interessato alla politica. Oggi mette a disposizione dei seguaci di Grillo le sue competenze, collaborando nella realizzazione di manifesti e volantini, e guarda con entusiasmo la possibile entrata in Parlamento. “La priorità – spiega – non è guadagnare la maggioranza, ma riuscire a entrare per fare un’attività di controllo e per portare proposte concrete, a prescindere dall’appartenenza ai diversi schieramenti. Nei comuni, ad esempio, accade spesso che riusciamo a unire, nel bene e nel male, Pd e Pdl proprio perché proponiamo idee che vanno oltre l’ideologia e l’appartenenza ai partiti”. L’attivista è convinto che i “paletti” messi da Beppe Grillo all’inizio saranno in grado di gestire il passaggio dalla politica locale a quella nazionale. “Lui ha creato una specie di recinto. Dentro quel recinto ognuno ha libertà di muoversi, ma sempre rispettando le regole iniziali. Questo sistema ha permesso di distinguerci dagli altri”.
Dall’altra parte s’incontra invece Alessandro Bonetti, giovane studente di Bologna che ama definirsi un membro della “schiera dei delusi” del Movimento di Beppe Grillo: attivista sin dagli esordi, attratto dalla novità e dal carisma del comico genovese, una volta costituito Movimento 5 Stelle decide di abbandonarlo dopo pochi mesi. “All’inizio sembrava la vera alternativa, ma ben presto gli squali hanno preso il posto delle persone oneste, facendomi cambiare idea. Non mi è sembrato tanto diverso da altri partiti. I meccanismi interni sono simili”.
La sua esperienza inizia prestissimo, nel 2006, ancora prima della manifestazione nazionale del V- Day. “Eravamo tutti ragazzi sotto i trent’anni con idee nuove e propositi concreti. Sembrava davvero potesse essere il punto d’inizio per un vero cambiamento. Per la formazione di una nuova forza politica indipendente”. Il giovane si dà da fare, partecipa alle iniziative e organizza incontri: “Ci credevo davvero”. Fino al 2009, quando dalle liste civiche nasce il Movimento cinque stelle. “Da allora tutto ha preso una piega diversa. Ben presto il Movimento si è aperto a persone più furbe ed esperte che, a mio parere, hanno il solo obiettivo di far carriera nella politica. Altro che impegno civico”. L’amarezza è tanta che lo studente decide di abbandonare l’attività politica dopo pochi mesi dalla nascita del Movimento. Nonostante la passione e gli anni di esperienza. “All’interno è andato perso lo spirito originario, quello dei fondatori. Del resto, si sa, le dinamiche dell’aggregazione umana sono sempre le stesse. E il Movimento non fa eccezione”.
L’approdo in Parlamento? “Sicuramente saranno meglio di altri, perché è impossibile fare peggio. Ma se non si daranno delle regole più precise e severe, sarà difficile tenere fuori aspiranti politici di professione. Basta pensare a quanto è stato complicato il passaggio dal sistema dei meetup a quello del Movimento. Il rischio di adottare i metodi della vecchia politica è dietro l’angolo”.
g.z.