Secondo uno studio commissionato dalla DG Ambiente della CE in Europa scartiamo un terzo del cibo prodotto. Che corrispondono a 179 kg all’anno a persona. Lo spreco riguarda tutta la filiera:
– i produttori sono responsabili di circa il 32%
– i rivenditori compresa la grande distribuzione del 5%
– i ristoranti e i catering del 5%
– le case del 42%
Ero consapevole che la percentuale di scarto domestico fosse rilevante ma non credevo che fosse addirittura il 42%. Secondo lo studio ben il 60% potrebbe essere evitato. Da questi dati si possono trarre interessanti conclusioni e ricavare le seguenti regole per ridurre gli sprechi di cibo domestico:
1) Quantità – non acquistare più di quanto non si riesca a consumare, bisogna quindi resistere alle mega offerte dei supermercati se non si è in grado di consumare tutto
2) Etichette – è importante tenere presente e distinguere tra “Consumarsi entro il ….” e “Da consumare preferibilmente entro il …” mentre la prima dicitura si riferisce alla sicurezza alimentare del prodotto la seconda è relativa solo alla qualità pertanto superata la scadenza del “preferibilmente” il prodotto é ancora commestibile solo, forse, meno buono e può essere consumato ancora per diversi mesi dopo la data di scadenza.
3) Conservazione – conservare bene gli alimenti è un altro modo per ridurre gli sprechi di cibo. La luce e il calore sono sicuramente nemici per molti prodotti che richiedono una conservazione in luogo fresco, asciutto e in molti casi come le conserve e i sotto’oli anche senza luce. Un modo per allungare, dublicare o in alcuni casi triplicare la vita dei prodotti è utilizzare il sottovuoto. Mettendo sottovuoto gli alimenti se ne rallenta l’ossidazione e di consueguenza il deterioramento, li si protegge dall’attacco di parassiti che in mancanza di ossigeno non possono svilupparsi. Mettendo sottovuoto la farina, ad esempio, si azzera il rischio di doverla buttare per le farfalline. Essiccare i prodotti freschi in eccesso é un altro modo per poterli conservare a lungo, anche a temperatura ambiente.
4) Scarti – di non commestibile tra quello che di solito scartiamo degli alimenti c’è davvero poco e potete realizzare ricette a costo zero anche con quello che di solito buttate via come gambi, bucce, foglie, lische, torsoli, ecc. Tra le pagine del mio blog Ecocucina ne trovate di tutti i tipi. L’ unico ostacolo è di mentalità perché è necessario cominciare a vedere queste parti di scarto come veri e propri ingredienti che richiedono preparazioni ad hoc. Per trattare le parti di scarto fibrose e più coriacee vi serviranno sicuramente un passaverdura o una centrifuga.
5) Avanzi – la prima cosa da fare è sicuramente ridurre gli avanzi cercando di non esagerare con i quantitativi. Detto ciò è importante non gettare ma imparare ad utilizzare quello che avanza e poichè la cucina tradizionale di diverse regioni è ricca di ricette a base di avanzi di pasta, carne, pesce e pane secco, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
6) Compost – di non commestibile negli alimenti c’è davvero poco come ad esempio i gusci di uovo e della frutta secca. In questi casi l’unica cosa che possiamo fare, se non vi viene in mente nessun utilizzo più creativo è di farci il compost domestico. Per fare il compost è sufficiente avere un balcone e un contentiore con buchi per l’areazione e un coperchio non fare entrare l’acqua in caso di pioggia. Potete aggiungere agli scarti di cibo anche gli sfalci delle vostre piante. Perché si abbia la perfetta fermentazione e la trasformazione degli scarti in humus prima (dopo 3 mesi) e in terriccio poi (dopo 6 mesi) è necessario che la miscela di scarti alimentari e sfalci abbia la giusta umidità. L’ideale stringendo una manciata della miscela è che esca qualche goccia d’acqua. Mixate scarti di cibo e foglie secche fino ad ottenere la composizione ideale. Fatto ciò mettete il coperchio e portate pazienza per almeno tre mesi per avere un ottimo concime e sei per un buon terriccio a costo zero.
Seguendo questi piccoli accorgimenti non solo azzererete gli sprechi di cibo ma risparmierete in modo significativo sulla spesa e di conseguenza anche sul costo dello smaltimento dei rifiuti. Una minore quantità di rifiuti da smaltire su larga scala porterà anche notevoli benefici ambientali per il suolo e per il territorio in generale.