I sindacati rilanciano: "La vertenza non è chiusa. Tocca all'azienda acquisire nuove commesse di assistenza telefonica e al Governo di effettuare interventi legislativi per regolamentare il mercato e l'attribuzione degli appalti, vincolandone l'acquisizione al rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro"
Arriva ancora la cassa integrazione a salvare i dipendenti dei call center Teleperformance di Roma e Taranto. Sei mesi a zero ore per i lavoratori della sede capitolina, dodici mesi a rotazione invece per i dipendenti della sede pugliese. La notizia è giunta al termine dell’incontro tra sindacati, azienda e Ministero del Lavoro. Erano in 855 a rischiare il posto di lavoro: 392 a Roma e 463 a Taranto. L’azienda aveva chiesto in alternativa al licenziamento la riduzione dell’orario lavorativo da sei a quattro ore, per tutti i 3mila dipendenti. Una richiesta inaccettabile per i sindacati che hanno rotto la trattativa e sono scesi in piazza. Migliaia in corteo a Taranto lo scorso 10 dicembre, per rivendicare il diritto al lavoro. Un lavoro iniziato in modo precario e stabilizzato nel 2007 con l’allora ministro Cesare Damiano. Dal 2007 a oggi, grazie alla stabilizzazione, sono tantissimi i giovani che hanno scelto di sposarsi e di dare alla luce dei bambini: oltre 700 solo nel capoluogo pugliese.
“Con il cambio di Governo del 2008 e l’intervento del ministro Sacconi – ha commentato Andrea Lumino della Slc Cgil – questo sogno ha rischiato di infrangersi. con la circolare numero 6/2008 l’ex ministro del governo Berlusconi ha reintrodotto il precariato per la parte relativa all’outbound (la vendita telefonica dei prodotti, ndr). Questo – ha continuato Lumino – ha consentito ai committenti di affidare gli appalti alle aziende che offrivano l’offerta più bassa. Un’offerta minore dettata quasi esclusivamente dal minor costo del lavoro. Un esempio su tutti – spiega ancora Lumino – riguarda Posteitaliane, che nel 2008 si è vista sospendere la gara d’appalto dall’Antitrust per eccesso di ribasso”.
Da allora sono state ben tre le procedure di licenziamenti collettivi: la prima nell’aprile 2010, risolta con un contratto di solidarietà di dodici mesi a firma dell’Inps, la seconda un anno più tardi nell’aprile 2011, in cui le Regioni Lazio e Puglia hanno firmato la cassa integrazione in deroga per sei mesi evitando la perdita dei posti di lavoro. L’ultima si è aperta nell’ottobre 2011 e si è conclusa proprio in queste ore a Roma con un ulteriore ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle due Regioni. Il prossimo 10 gennaio sindacati e, Inps e enti regionali dovranno stabilire la modalità di erogazione di questa nuova cassa integrazione che tuttavia non restituisce piena sicurezza ai lavoratori.
“La vertenza non è chiusa – afferma infine Lumino – questa soluzione ci permette di avere ulteriori 12 mesi di tempo per uscire definitivamente dalla crisi. Tocca ora all’azienda acquisire nuove commesse di assistenza telefonica e al Governo di effettuare interventi legislativi per regolamentare il mercato e l’attribuzione degli appalti, vincolandone l’acquisizione al rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro”. E così continua a crescere il malumore dei dipendenti di Teleperformance che, come i protagonisti del film di Paolo Virzì “Tutta la vita davanti”, guardano la loro districarsi tra una vertenza e una cassa integrazione.
di Francesco Casula