Per i tedeschi, avere in mano quei 111 chilometri di file vorrebbe dire poter fare luce su un passato neanche troppo lontano. Si rischia una guerra diplomatica fra Regno Unito e Germania. Londra è in possesso di preziosi documenti, arrivati nelle mani degli inglesi dalla Cia, che fanno i nomi di tutti i cittadini di Sua Maestà che hanno prestato opera di spionaggio per la Stasi, i servizi di intelligence della defunta Repubblica democratica tedesca. Persone comuni, ma forse anche politici – e di sicuro anche qualche prete cattolico – che rivendevano ai tedeschi dell’est informazioni sui Paesi occidentali. Ora la Germania prova a fare la voce forte: “La Gran Bretagna non può proteggere i comunisti”, dicono a Berlino. Ma dalla capitale inglese arriva un secco no. Il tutto per questioni di privacy, ma potrebbe esserci qualcosa di più.

Le registrazioni Rosenholz consistono di chilometri e chilometri di microfilm, ottenuti dalla Cia subito dopo la caduta del Muro di Berlino. Poi, i servizi segreti statunitensi passarono alle cancellerie occidentali i documenti di loro rilevanza. I tedeschi ottennero solo quelli relativi alla Germania Ovest, anche se recentemente Norvegia, Svezia e Danimarca hanno promesso ai vicini meridionali i file in loro possesso. Le registrazioni Rosenholz contengono delle copie dei documenti dell’Hauptverwaltung A (HVA), la sotto-agenzia di spionaggio della Germania est. Tutti documenti che, al momento della riunificazione, il cancelliere Helmut Kohl fece distruggere, in un tentativo di riportare serenità agli animi dei tedeschi appena riuniti sotto lo stesso tetto. Il giornale tedesco Die Zeit bollò la distruzione come “la più scellerata decisione della Germania unita”. Ma, come dimostra la diatriba sui microfilm, non tutto andò perduto. E in molti vorrebbero sapere qualcosa di più su un grigio passato.

Certo, se il Regno Unito decidesse di consegnare ai tedeschi i suoi file, le isole al dì qua della Manica si troverebbero di fronte al più grande “outing” dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi. Già in passato fu reso noto il nome di un prete cattolico che era stato incaricato di spiare Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI. Ma in Gran Bretagna mai nessuno è stato processato, anche se a fine anni Novanta si indagò su circa un centinaio di cittadini del Regno. L’accusa di proteggere i comunisti è comunque un bel paradosso per un Paese che da tempo ha bandito la parola “comunismo” – qui anche i movimenti più di sinistra sono definiti al massimo “socialisti” – e ora si attendono le risposte ufficiali del governo Cameron o dei servizi segreti britannici. Se mai arriveranno.

Intanto, in Germania, è fermento fra gli studiosi della Stasi. A Berlino esistono centri di ricerca, musei, associazioni per i diritti civili delle vittime. I tedeschi hanno fatto di tutto per riportare la pace fra le opposte fazioni, per riunificare un Paese sfibrato e per fare chiarezza sul passato. Ma il diniego di Londra, ora, pare un colpo basso agli occhi della nazione economicamente più potente d’Europa. Gli archivi della Stasi della capitale tedesca contengono già oggi un milione 400mila fotografie e 34mila registrazioni audio e video. Eppure, ancora deve essere fatta luce sui fiancheggiatori in terra britannica, così come su quelli di tanti altri Paesi europei. Ora bisognerà vedere se il diritto alla conoscenza dei tedeschi prevarrà su quello alla privacy dei sudditi della regina Elisabetta. A meno che, come commentano in molti, non sia solo una questione di riservatezza. Forse, fra le spie assoldate dai comunisti tedeschi, c’era anche qualcuno di molto, molto importante.

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