Per la morte, nel carcere di Trani la notte di San Silvestro, di Gregorio Durante si indaga sul direttore del carcere, sul personale sanitario e sui medici del reparto di Psichiatria. Attesa per domani l’autopsia.
E’ l’ennesimo decesso, stavolta avvenuto in un Ospedale psichiatrico giudiziario, che riaccende i riflettori su queste strutture: “Rappresentano una vergogna per il nostro Paese e per questo vanno chiusi”, ha detto Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli Opg, che oggi è stato ricevuto dal premier Mario Monti; e per capire come farlo nel tempo più breve la Commissione presieduta da Marino convocherà entro la fine del mese i ministri della Salute e della Giustizia.
Le informazioni di garanzia per la morte di Durante, che aveva 34 anni, riguarderebbero una decina di persone tra i quali il direttore del carcere, personale sanitario del penitenziario e medici del reparto di Psichiatria di un ospedale della Puglia dove l’uomo fu ricoverato e poi dimesso. Concorso in omicidio colposo, l’ipotesi di reato alla base dell’inchiesta. I parenti e i legali di Durante avevano chiesto da tempo la sua scarcerazione per incompatibilità con il regime carcerario in seguito ai postumi di un’encefalite virale che l’aveva colpito in passato. Le condizioni di salute dell’uomo, secondo i familiari, sarebbero ulteriormente peggiorate per una punizione che gli sarebbe stata inflitta negli ultimi tempi dalla polizia penitenziaria, con il detenuto costretto a rimanere tre giorni in isolamento diurno perché accusato di aver simulato una malattia.
“Sia fatta subito chiarezza” chiede l’associazione Antigone:”delle due l’una – dice il presidente, Patrizio Gonnella – se è vero che simulava allora non è vero che è morto per malattia. Ma se invece è morto per malattia si individuino le responsabilità di chi non gli ha creduto”. “I casi come quelli di Trani si evitano anche dando piena attuazione alla riforma della sanità penitenziaria”, afferma invece il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, presidente del Forum della Sanità Penitenziaria. Era malato anche e, “da molto tempo”, l’internato di 56 anni, originario della Calabria, morto nell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto. Il suo è il terzo decesso nel giro degli ultimi sei mesi avvenuto in quella struttura , dopo due suicidi avvenuti l’estate scorsa; e l’undicesimo negli ultimi 12 mesi a livello nazionale.
“Con ogni probabilità quell’uomo non era più pericoloso socialmente eppure le sue misure di sicurezza erano state reiterate molte volte”, ha detto Marino; “quattordici”, riferisce l’associazione Antigone, secondo cui proprio questo dato è la dimostrazione di “come il sistema delle proroghe possa trasformarsi nella pratica in una pena senza fine”. Cancellati solo sulla carta dall’ultima riforma della sanità penitenziaria,gli Opg sono sei e vi sono rinchiuse 1400 persone : oltre a quello in provincia di Messina, che ha 271 internati, gli altri sono a Castiglione delle Stiviere (Mantova), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino (Firenze),Aversa (Caserta), Secondigliano (Napoli). In molti di loro “non ci sono le più elementari condizioni igienico-sanitarie- ha denunciato qualche mese fa Marino- mentre non si contano i casi di costrizione fisica in letti ottocenteschi a cui i pazienti vengono legati come se fossero in un girone infernale”.