Nel giorno di San Valentino è stata fissata l’udienza preliminare per il secondo filone del Cinzia-gate, che portò alle dimissioni dell’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono. Il 14 febbraio, ironia della sorte il giorno degli innamorati, l’ex sindaco patteggerà una pena, riguardante il bonus concesso alla ex compagna Cinzia Cracchi, quando fu trasferita dalla Regione al Cup.
Delbono ha già chiesto di patteggiare un mese e dieci giorni in continuazione con la pena precedente di un anno, sette mesi e dieci giorni per i viaggi a spese della Regione Emilia-Romagna e per le pressioni alla Cracchi. E lo stesso giorno il direttore del Cup Mauro Moruzzi, e l’ex direttore generale di Regione e Comune, Gaudenzio Garavini, per i quali c’è già stata la richiesta di rinvio a giudizio, avranno l’inizio dell’udienza preliminare.
Il secondo filone, di cui Delbono dovrà rispondere, è relativo al bonus assegnato alla ex fidanzata Cracchi quando passò a lavorare dalla Regione al Cup 2000, mantenendo un’indennità di 800 euro. Flavio Delbono è imputato di concorso esterno in abuso d’ufficio. Stesso capo d’imputazione per Garavini e Moruzzi. A Stefania Papili, dirigente della Regione che firmò il trasferimento della Cracchi al Cup, è invece contestato l’abuso d’ufficio vero e proprio. La procura aveva già espresso parere favorevole sulla richiesta di Delbono, ed ora il gup Bruno Perla ha fissato l’udienza nella quale deciderà se accogliere o meno l’accordo tra difesa e accusa.
Secondo il pm Morena Plazzi, titolare delle indagini, tutta l’operazione fu orchestrata da Flavio Delbono ed eseguita da persone sulle quali l’ex sindaco poteva contare, come Moruzzi e Garavini, che si adoperarono per far mantenere a Cinzia lo stesso stipendio percepito in Regione quando era segretaria particolare di Delbono, attraverso un bonus di produttività di 800 euro netti circa, che andò a sostituire il cosiddetto “emolumento unico” a cui aveva diritto quando lavorava in Regione. Il tutto con una determina che la procura ha giudicato illegittima, e firmata il 6 aprile 2009 da Papilli, che rispondeva al suo superiore Garavini.
L’obiettivo, secondo la procura, era quello di evitare il rientro della ex fidanzata di Delbono in uffici nei quali “si sarebbero potute creare situazioni spiacevoli per la compresenza della sua nuova compagna”, anche lei dipendente della Regione. Ma anche perché Cracchi “improvvisamente aveva deciso di attivarsi con l’ausilio di un legale per contrastare il prolungarsi della permanenza al Cup vissuta come un demansionamento o comunque come una sorta di allontanamento conseguente solo alla fine del suo rapporto sentimentale con Delbono”.
I quattro, secondo gli inquirenti, di comune accordo con incontri, telefonate e sms, si adoperarono per arrivare alla determina dell’aprile 2009 in cui venne stabilita una busta paga per Cracchi al Cup maggiorata di 1161 euro lordi, 800 netti.
Per Flavio Delbono il secondo patteggiamento di un mese e dieci giorni richiesto, sommato al primo, potrebbe portare ad una pena complessiva di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni, che gli consentirebbe comunque di mantenere il suo posto di professore nell’Ateneo bolognese. Resta aperto ancora il terzo capitolo del Cinzia-gate. Quello in cui è indagato per corruzione, insieme al suo amico Mirko Divani, a causa del bancomat prestato dallo stesso Divani a Cracchi.