Le prime notizie erano state lanciate quando il progetto era ancora all’inizio, a maggio del 2011. Oggi, in un’affollata conferenza stampa a New Delhi, Rajiv Bajaj, direttore esecutivo della Bajaj Auto ha presentato il primo modello a quattro ruote della casa costruttrice leader mondiale dei rickshaw a tre ruote, popolari in tutta l’Asia meridionale ed elemento essenziale del traffico indiano. La nuova macchina, battezzata RE60, punta a competere con la Tata Nano, al momento l’auto più economica sulla scena mondiale, venduta sul mercato indiano a meno di 1800 euro, mentre la versione europea, presentata al salone di Ginevra del 2009 costa attorno ai 5 mila euro.
Il prezzo della RE60 non è stato ancora rivelato, ma probabilmente non sarà molto lontano da quello della rivale diretta nel segmento delle ULC, cioè Ultra low cost, in piena espansione nonostante la crisi generalizzata del mercato delle automobili.
“Alla Bajaj auto crediamo che le persone di questo pianeta meritino di più e di meglio – ha detto alla stampa Rajiv Bajaj – . E crediamo che la RE60 sia la soluzione adatta per i problemi di mobilità legati all’urbanizzazione dell’India”. Il traffico indiano, per chiunque ne abbia fatto esperienza anche brevemente, è micidiale, sia per la quantità di veicoli di ogni tipo, sia per il pessimo stato della gran parte dei motori, che inquinano in modo micidiale. Bajaj ha puntato proprio su questo, come elemento di forza del suo nuovo modello: emissioni di CO2 molto basse (60 grammi a chilometro, secondo i dati ufficiali, rispetto ai 101 della Nano) e ottime prestazioni di consumo, con un’autonomia dichiarata di 30 chilometri con un litro di benzina, rispetto ai poco più di 23 della Nano. La velocità della RE60 è contenuta, 70 chilometri all’ora, visto che la cilindrata del motore, almeno nella versione presentata a Delhi è di appena 200 centimetri. “Volevamo fare un’auto che fosse alla portata di quante più persone possibile – ha detto ancora Rajiv Babaj – E il cui costo di gestione potesse spingere i possessori di rickshaw a passare alle quattro ruote”.
La Bajaj punta infatti innanzi tutto sulla “sua” clientela storica, conquistata fin dagli anni Sessanta, quando su licenza dell’italiana Piaggio produceva in India la versione locale della Vespa 150. La Babaj ha una lunghissima tradizione motoristica. La prima fabbrica di motociclette è stata fondata negli anni Trenta, nel Rajastan (India del nord), anche se ora il quartier generale è a Pune, nello stato del Maharashtra, quello con capitale Mumbai, la più trafficata e congestionata metropoli indiana. Nei decenni successivi, le attività si sono estese, sia grazie alla produzione su licenza di moto e scooter di varie case internazionali, sia grazie allo sviluppo di modelli propri, fino alla produzione dei rickshaw a tre ruote che sono la spina dorsale del trasporto urbano in molte città indiane. Dal 1998, peraltro, dopo una sentenza della Corte suprema dell’India, i rickshaw stanno passando alla propulsione a gpl o a metano, con positivi effetti per l’aria delle città, che però è ancora molto lontana dall’essere salubre. Il nuovo modello della Bajaj si presenta quindi come un’alternativa abbastanza allettante anche per i taxi a rickshaw, per quanto la sua capacità di carico rispetto al tradizionale tre ruote sia più ridotta.
La RE60 è stata sviluppata assieme alla Nissan e alla Renault e nei piani della Bajaj la produzione dovrebbe arrivare a 400 mila pezzi, non solo per il mercato indiano, ma anche per i paesi vicini e, tendenzialmente, anche per altri e più ricchi mercati, dove in tempi di crisi e di alti costi della benzina, le prestazioni della prima auto targata Bajaj potrebbero essere molto allettanti.
di Joseph Zarlingo