Insomma tutte queste storie, simbolicamente, da oggi troveranno spazio su questo nel “Diario dalla torre-faro” che scriveranno Oliviero, Carmine e Giuseppe. I vostri commenti li faranno sentire meno soli nella loro lotta per la dignità di lavoratori.
Elisabetta
Diario
28esimo giorno. La conquista del bagno chimico. Il sole che asciuga la tenda e i sacchi a pelo. La lettura dei giornali, i fischi dei treni che ci salutano. La città e la stazione vista da 50 metri da terra. Siamo saliti su questa torre-faro in silenzio, di notte senza farci vedere. Gli altri, disperati, erano allo scuro di tutto, quasi rassegnati e qualcuno deluso. “L’impianto di Milano non fa niente” avevamo letto su Facebook, “anzi continua a lavorare” ma noi prima di decidere abbiamo pensato cosa fosse meglio fare. Così siamo saliti sulla torre-faro per ultimi, rispetto alle iniziative di protesta dei colleghi di altre città.
Il secondo piano è presidiato dalla tenda canadese di Beppe che blocca la botola di accesso per impedire eventuali irruzioni. Il terzo piano è dove stiamo e dormiamo. Al quarto piano c’è la sala stampa e in cima, dove ci stanno i fari, abbiamo appeso la bandiera tricolore e lo striscione con la scritta “L’Italia è più divisa senza i treni notte”.
La notte in cui è stato firmato il verbale di accordo per i dipendenti della sola Lombardia nessuno di noi tre ha chiuso occhio e all’indomani abbiamo deciso di continuare a rimanere qua. Dall’11 dicembre siamo tutti senza lavoro. E a chi ci accusa di essere in cerca di visibilità rispondiamo che noi rivogliamo la nostra dignità di lavoratori non l’occhio del grande fratello come ci hanno offerto alcune televisioni (commerciali e non ndr.)
Carmine, Oliviero e Giuseppe