“Di Paola ci ha scoraggiato dal seguire la strada che passa per un coinvolgimento del Parlamento italiano”. Di Paola citato è l’allora Capo di Stato Maggiore. È proprio l’attuale ministro della Difesa che avrebbe consigliato agli americani di non passare dal Parlamento. È lui che sembra considerato dai diplomatici a stelle e strisce come uno di loro, più che come il militare di uno Stato alleato, ma comunque straniero.
Nel mare di cable segreti portati alla luce da Wikileaks, ce ne sono alcuni che hanno come protagonista Giampaolo Di Paola. Documenti che finora erano passati quasi inosservati, perché allora l’attenzione si era concentrata su Silvio Berlusconi, mentre Di Paola non era ancora ministro. Ma oggi la situazione è diversa. E quei cable meritano di essere rispolverati: è il 7 luglio 2004. Si discute della richiesta americana di trasferire da Stoccarda a Sigonella il comando europeo delle Forze Speciali Usa. Dall’ambasciata statunitense a Roma si comunica a Washington la reazione dell’ammiraglio: “Di Paola ci ha scoraggiato dal seguire la strada che passa per un coinvolgimento del Parlamento italiano, suggerendoci di prendere in considerazione l’idea di legare eventuali attività militari alla lotta al terrorismo, cosa che potrebbe fornire una copertura politicamente accettabile a un’ampia gamma di operazioni”.
Insomma, par di capire: primo, il neo ministro avrebbe suggerito agli americani di bypassare i rappresentanti del popolo italiano. Secondo, avrebbe consigliato di “coprire” le attività militari compiute dagli americani (che non potrebbero essere svolte dalle basi Nato sul nostro territorio) dietro lo schermo della guerra al terrore. Non basta. Passa un anno e il 19 ottobre 2005 un cable dell’ambasciata americana a Roma descrive un altro incontro. All’ordine del giorno di nuovo la questione Sigonella. E un timore americano (condiviso con l’ammiraglio): che alle elezioni del 2006 la probabile vittoria del centrosinistra di Romano Prodi possa rendere l’operazione più difficile, mentre gli alleati vogliono poter contare sulla base italiana per operazioni militari. Senza dover rendere troppo conto ad alcuno.
Così ecco ancora i preziosi consigli dell’amico: “Di Paola ha detto che chiudere l’accordo tecnico di Sigonella nel futuro immediato è “una priorità assoluta”. Di Paola ha aggiunto che, se a seguito delle elezioni del prossimo aprile arrivasse un cambio di Governo in Italia senza che l’accordo sia già firmato, sarebbe politicamente impossibile per gli Usa continuare a operare con la relativa libertà d’azione che hanno adesso con le basi italiane … Citando l’autore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Di Paola ha detto che a volte occorre cambiare qualcosa (e cioè firmare il TA di Sigonella) per far sì che non cambi niente (e cioè che le operazioni Usa in Italia possano continuare senza impedimenti)”. Detto, fatto: la firma dell’accordo tecnico per Sigonella arriverà il 6 aprile 2006. Appena in tempo: tre giorni prima delle elezioni che segneranno il momentaneo addio dell’alleato Berlusconi e il ritorno di Prodi. Così gli americani potranno utilizzare la base di Sigonella “con relativa libertà d’azione”.
Il Fatto Quotidiano, 5 Gennaio 2012