Si fa presto a dire Movimento 5 Stelle “spaccato”. Dove? Come? Ma sul serio? Io vedo solo un consigliere regionale, Andrea Defranceschi, che ha difeso il contributo pubblico – cioè soldi dei cittadini – a favore di un giornale, l’Unità, che dal 1924 al 1991 è stato l’organo di un partito. E poi vedo Beppe Grillo, l’ideatore del movimento, che ha detto chiaramente che tale consigliere può accomodarsi da un’altra parte, magari in un partito, se è favorevole a dare soldi ai giornali. Punto. Sono fatti di estrema chiarezza. Quindi, secondo me Grillo ha ragione. E Defranceschi farebbe bene ad aggiungere al suo ripensamento le scuse o la valigia, lasciando anche l’incarico alla Regione Emilia Romagna che è scaturito dai voti del M5S.

L’informazione in Italia è piegata ai poteri forti. Abbiamo l’Italia che ci meritiamo perché il giornalismo non compie il suo dovere: cioè essere al servizio dei lettori ed informare, come insegnava Indro Montanelli. Lo spirito migliore di questo mestiere è dare le notizie. Scavare, indagare, denunciare. Invece col trucchetto del finanziamento pubblico all’editoria si foraggiano giornali che nascondono le notizie, deformano i fatti e osannano i politici bugiardi e i potenti della finanza. L’Unità è un giornale come tanti altri. Se perde lettori, vuol dire che non pubblica cose interessanti. Significa che migliaia di italiani non lo scelgono più. Semplice. Se un consigliere del M5S vuole fare un’eccezione per il giornale fondato da Gramsci, allora salteranno fuori i consiglieri che metteranno in discussione le politiche locali sull’acqua, l’uso degli inceneritori, e gli altri temi affrontati da anni dal comico genovese e diventati i pilastri del movimento. Se invece si decide di farne parte, assumendo anche una carica pubblica, allora si rispetta quel “non statuto” e quel “programma” che si è definito in Rete e negli incontri nazionali. Si è cittadini coerenti.

La politica è già piena di gente che cambia idea facilmente. Le menzogne, poi, sono diventate un sistema di comunicazione scientifico, che l’informazione amplifica. Quindi il consigliere Defranceschi, ben sapendo quale fosse la posizione del M5S sul finanziamento pubblico ai giornali, doveva immaginare che avrebbe prestato il fianco ai tromboni della politica e dell’informazione asservita, che avrebbero posto l’enfasi sulla “divisione” e la “spaccatura” del movimento. Se in Italia ci fossero dieci giornali liberi al servizio dei lettori, sostenuti economicamente solo dal successo delle loro inchieste, avremmo politici meno arroganti e un’opinione pubblica più informata. È tutto, maledettamente, semplice.

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