Certe “dichiarazioni”, che hanno il sapore di lapsus più o meno freudiani, danno modo di accertare la vera natura e i pensieri reconditi di chi le pronuncia, e hanno quindi quantomeno il pregio di un’indubbia sincerità. A volte esse esprimono la brutale visione di classe che hanno del mondo certi personaggi. Mi riferisco ad esempio a quella che fece Berlusconi quando affermò in televisione, per giustificare la sua contrarietà alla giustizia fiscale, che il figlio del professionista non poteva essere eguale a quello dell’operaio. Più di recente, tale Pepe, deputato già Pdl e Responsabile, ha dichiarato che se gli Italiani vogliono che un deputato guadagni come un operaio devono dirlo.
Non sarebbe una brutta idea. Si parla molto di radici europee. Ebbene, quali radici migliori di quelle della Comune di Parigi, il cui programma prevedeva, oltre alla separazione tra Stato e Chiesa e all’istruzione gratuita per tutti e a molte altre utili cose, che funzionari e rappresentanti fossero retribuiti con salari non diversi da quelli dei comuni lavoratori?
Non credo certo che i notevoli problemi finanziari che il nostro Paese sta vivendo possano essere risolti mettendo i parlamentari a pane e acqua, anche se una bella cura dimagrante potrebbe essere salutare per molti di loro. E’ tuttavia fuori discussione la forte portata simbolica della battaglia “contro la casta”, che significa rifondare e ristabilire su nuove basi i rapporti tra tutti i cittadini e la politica.
Dal punto di vista dell’ingegneria istituzionale, l’ideale sarebbe una Camera di non più di trecento membri eletti con il metodo proporzionale, più un Senato che sia espressione delle Regioni, secondo il modello tedesco del Bundesrat. Proponendo il referendum per l’abrogazione del porcellum, che rende i parlamentari subalterni alla segreteria dei partiti, oltre un milione e duecentomila cittadini italiani hanno espresso una contrarietà a tale sistema che sicuramente verrebbe condivisa dalla maggioranza del corpo elettorale. Per questo è importante che l’effetto innovatore del referendum non venga vanificato da accordi sottobanco fra le forze politiche.
I giuristi democratici, che sono intervenuti di fronte alla Corte costituzionale in sede di giudizio di ammissibilità del referendum, hanno altresì sostenuto che in caso di abrogazione non dovrebbe automaticamente rivivere la disciplina precedente del cosiddetto mattarellum, che pure è inficiato dalla nefasta logica maggioritaria. Dice il presidente dei giuristi democratici l’avvocato Roberto Lamacchia :«Non amiamo certo l’attuale legge, ma nello stesso tempo non possiamo accogliere di buon grado la tesi per cui se si propone un referendum contro una legge rivive quella precedente». E’ ad ogni modo importante che la Corte, anche mediante una sentenza interpretativa, metta a punto strumenti giuridici atti a salvaguardare la volontà popolare e l’importante istituto di democrazia diretta.
Affermare il principio del metodo elettorale proporzionale è necessario anche e soprattutto per rendere uguali i suffragi espressi da tutti gli elettori, a prescindere dal successo più o meno grande che abbiano le liste. E per riattribuire centralità e dignità all’istituto parlamentare, oggi screditato in primo luogo da coloro che ne fanno parte.
Più in generale, in una società globale segnata da crescenti diseguaglianze, nella quale il reddito annuale del 1% più ricco è uguale a quello del 57% più povero, è importante – anche per superare la crisi in atto, che non è solo economica – invertire la tendenza all’iniquità, stabilendo anche tetti massimi oltre che basi minime ai redditi.
Bisogna riscoprire la politica come strumento per correggere in modo radicale le ingiustizie degli assetti di potere esistente. Rifondare la politica, quindi, costituisce il primo necessario passo per cambiare tutta la società. Torniamo, in un momento di crisi forse esiziale dell’Europa, alle nostre radici della libertà, uguaglianza e fratellanza, che la prima e ancora più la seconda Comune di Parigi agitarono come vessillo decisivo per superare il vecchio regime. Nel primo caso, com’è noto, ci riuscirono, nel secondo no, ma più che mai attuale risulta, sia pure in un contesto profondamente mutato, l’attuazione degli indirizzi indicati.
Fabio Marcelli
Giurista internazionale
Politica - 6 Gennaio 2012
Deputati pagati come operai? Si può fare
Certe “dichiarazioni”, che hanno il sapore di lapsus più o meno freudiani, danno modo di accertare la vera natura e i pensieri reconditi di chi le pronuncia, e hanno quindi quantomeno il pregio di un’indubbia sincerità. A volte esse esprimono la brutale visione di classe che hanno del mondo certi personaggi. Mi riferisco ad esempio a quella che fece Berlusconi quando affermò in televisione, per giustificare la sua contrarietà alla giustizia fiscale, che il figlio del professionista non poteva essere eguale a quello dell’operaio. Più di recente, tale Pepe, deputato già Pdl e Responsabile, ha dichiarato che se gli Italiani vogliono che un deputato guadagni come un operaio devono dirlo.
Non sarebbe una brutta idea. Si parla molto di radici europee. Ebbene, quali radici migliori di quelle della Comune di Parigi, il cui programma prevedeva, oltre alla separazione tra Stato e Chiesa e all’istruzione gratuita per tutti e a molte altre utili cose, che funzionari e rappresentanti fossero retribuiti con salari non diversi da quelli dei comuni lavoratori?
Non credo certo che i notevoli problemi finanziari che il nostro Paese sta vivendo possano essere risolti mettendo i parlamentari a pane e acqua, anche se una bella cura dimagrante potrebbe essere salutare per molti di loro. E’ tuttavia fuori discussione la forte portata simbolica della battaglia “contro la casta”, che significa rifondare e ristabilire su nuove basi i rapporti tra tutti i cittadini e la politica.
Dal punto di vista dell’ingegneria istituzionale, l’ideale sarebbe una Camera di non più di trecento membri eletti con il metodo proporzionale, più un Senato che sia espressione delle Regioni, secondo il modello tedesco del Bundesrat. Proponendo il referendum per l’abrogazione del porcellum, che rende i parlamentari subalterni alla segreteria dei partiti, oltre un milione e duecentomila cittadini italiani hanno espresso una contrarietà a tale sistema che sicuramente verrebbe condivisa dalla maggioranza del corpo elettorale. Per questo è importante che l’effetto innovatore del referendum non venga vanificato da accordi sottobanco fra le forze politiche.
I giuristi democratici, che sono intervenuti di fronte alla Corte costituzionale in sede di giudizio di ammissibilità del referendum, hanno altresì sostenuto che in caso di abrogazione non dovrebbe automaticamente rivivere la disciplina precedente del cosiddetto mattarellum, che pure è inficiato dalla nefasta logica maggioritaria. Dice il presidente dei giuristi democratici l’avvocato Roberto Lamacchia :«Non amiamo certo l’attuale legge, ma nello stesso tempo non possiamo accogliere di buon grado la tesi per cui se si propone un referendum contro una legge rivive quella precedente». E’ ad ogni modo importante che la Corte, anche mediante una sentenza interpretativa, metta a punto strumenti giuridici atti a salvaguardare la volontà popolare e l’importante istituto di democrazia diretta.
Affermare il principio del metodo elettorale proporzionale è necessario anche e soprattutto per rendere uguali i suffragi espressi da tutti gli elettori, a prescindere dal successo più o meno grande che abbiano le liste. E per riattribuire centralità e dignità all’istituto parlamentare, oggi screditato in primo luogo da coloro che ne fanno parte.
Più in generale, in una società globale segnata da crescenti diseguaglianze, nella quale il reddito annuale del 1% più ricco è uguale a quello del 57% più povero, è importante – anche per superare la crisi in atto, che non è solo economica – invertire la tendenza all’iniquità, stabilendo anche tetti massimi oltre che basi minime ai redditi.
Bisogna riscoprire la politica come strumento per correggere in modo radicale le ingiustizie degli assetti di potere esistente. Rifondare la politica, quindi, costituisce il primo necessario passo per cambiare tutta la società. Torniamo, in un momento di crisi forse esiziale dell’Europa, alle nostre radici della libertà, uguaglianza e fratellanza, che la prima e ancora più la seconda Comune di Parigi agitarono come vessillo decisivo per superare il vecchio regime. Nel primo caso, com’è noto, ci riuscirono, nel secondo no, ma più che mai attuale risulta, sia pure in un contesto profondamente mutato, l’attuazione degli indirizzi indicati.
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.