Nel mese di novembre 2011 l’allora ministro dell’Università Maria Stella Gelmini aveva comunicato la classifica di merito delle Università italiane, non facilissima da reperire in rete ma visibile a questo link : al primo posto il Politecnico di Torino, seguito da Venezia Cà Foscari, Trento, Pavia; Roma Sapienza era al 34mo posto (su 50). La classifica è usata per determinare le quote premiali del Fondo di Finanziamento Ordinario, quello che serve per pagare gli stipendi o la manutenzione edilizia. Poiché gli stipendi sono incomprimibili, mentre la manutenzione edilizia è comprimibile, aule decenti e bagni funzionanti non sono un diritto degli studenti ma un premio che i docenti devono vincere per loro.
L’attuale ministro dell’Università è il Prof. Francesco Profumo, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (nominato dal ministro Gelmini) e Rettore del Politecnico di Torino. Entrambe le cariche al CNR e al Politecnico sono incompatibili con quella di ministro e pertanto le sue dimissioni sono prossime. Ciò che sta accadendo al poveruomo è che da ministro si trova costretto, immagino con grande imbarazzo, a premiare per merito l’Università di cui è stato (e fino alle nuove elezioni è ancora formalmente) Rettore.
Non ho dubbi né sulla validità della classifica ministeriale (il Politecnico di Torino è un’ottima Università), né su quella del neo-ministro. Però. Nella classifica dell’agenzia internazionale QS la prima Università italiana è Bologna (al 183mo posto, dopo Francoforte ma prima di Goteborg), seguita da Roma Sapienza al 210mo posto e poi da Padova (263mo), Milano, Pisa, Firenze, Roma Tor Vergata, Napoli Federico II, e finalmente, se Dio vuole, il Politecnico di Torino, ben oltre il 450mo posto.
Fare meritocrazia non è facile: si vorrebbero premiare i più bravi, ma valli a trovare i più bravi. Bisogna fare graduatorie basate su criteri ed è ovvio che i criteri del Ministero e quelli di QS non sono gli stessi perché le due graduatorie sono completamente diverse. Un suggerimento al ministro? Prudenza con queste pretese meritocratiche perché il rischio di sbagliarsi è grosso e i danni in caso di errore possono essere irreparabili. Un altro? Lasciar perdere le valutazioni del Ministero che sanno un po’ di fatto in casa, per gli amici, e prendersi quelle delle agenzie internazionali: si risparmiano un sacco di soldi (valutare costa) e si fa più bella figura.