Ma che amici ha Rutelli se scrive una risposta del genere? “Non ero mai stato, a differenza  praticamente di tutti i miei amici e di tantissimi italiani, alle Maldive e debbo dire che avevano ragione loro: è un posto che almeno una volta nella vita va conosciuto. Se qualcuno vorrà scriverne in modo diffamatorio se la vedrà con il mio avvocato”.

Curiosa situazione: essere andati alle Maldive diventa un’offesa. Da regolare per vie legali.

Ci sono talmente tanti posti nella vita che uno può conoscere prima di andare alla Maldive, direi io. Ma Rutelli potrebbe replicare: a me piace andare lì fatti miei. Pago e quindi vado dove voglio. Più che legittimo.

E però le Maldive non sono un posto qualunque. Nell’immaginario collettivo sono uno status symbol da cinepanettone. Dire Maldive evoca tante cose tutte insieme. Il frequentatore delle Maldive appartiene a una categoria assimilabile al palestrato, al lampadato, al guardatore di Grande Fratello, un edonista di bassa lega, un arricchito. Te lo immagini alla guida di un suv, che legge Chi. E ordina sushi anche se gli fa schifo il pesce crudo e beve mojito perché fa figo. E’ una fenomenologia da Isola dei famosi, da gente che si depila le sopracciglia perché l’ha visto da Maria de Filippi.

Se ti beccano, tu che sei un leader politico che predica austerità e sobrietà, mentre il paese tira la cinghia e tu te la spassi alle maldive, non ci fai una bella figura ma non è un reato. Un colpo di cafonaggine tra tanta sobrietà snob e tanti loden pauperisti, alla fine fa anche un po’ di allegria.

Ma per favore non replicare e non minacciare querele.

In fondo non tutti possono dire “mai stato alle Maldive” come Mario Monicelli. Che ci aveva fatto una filosofia di vita.

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