Lolli è indagato nella maxi inchiesta della procura di Rimini, condotta dal pm Davide Ercolani, in cui sono ipotizzati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, furto, simulazione di reato, estorsione, bancarotta fraudolenta. Oltre a Lolli, nella faccenda Rimini Yacht, sono coinvolti anche alcuni uomini della guardia di finanza accusati di aver chiuso un occhio durante una verifica fiscale in cambio di mazzette, investigatori forse corrotti, un ex generale della finanza, Angelo Cardile, finito suicida. E tanti, tanti soldi in paradisi fiscali e in conti correnti aperti in Svizzera, dove ci sarebbe una “riserva” da 700 milioni di euro, e a San Marino.
È stata l’Interpol, che da poco ha riaperto l’ufficio nel paese dopo la caduta di Gheddafi, a far sapere alle autorità italiane la presenza di Lolli in Libia. Precisamente si troverebbe a Tripoli, in attesa della decisione della Suprema corte libica sulla richiesta di estradizione fatta dalle autorità italiane, alla quale Lolli si è opposto tramite il suo legale Antonio Petroncini. Ma dopo il suo arresto in Libia di circa un anno fa e la fuga non è rimasto con le mani in mano. E non si è neppure allontanato dal Paese. Anzi. Nella fase più cruenta della guerra civile si sarebbe unito ai ribelli per combattere contro il Rais. Adesso le autorità italiane aspettano di sapere l’esito della decisione della corte suprema, per capire se lo potranno processare in Italia.
Claudio Lolli è il protagonista dello scandalo Rimini Yacht, che ha portato a diverse inchieste tra Rimini e Bologna. Quest’ultima già approdata davanti al tribunale collegiale di Bologna, nel quale due colonnelli delle fiamme gialle, Massimiliano Parpiglia e Enzo Di Giovanni, due marescialli e un commercialista ferrarese, Giorgio Baruffa, sono accusati di bancarotta e corruzione. Mentre uno degli imputati, Alberto Carati, ha patteggiato tre anni per corruzione e fatture false. L’ipotesi della procura è quella di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio in concorso per una verifica fiscale che gli inquirenti ritengono essere stata ammorbidita in cambio di mazzette.
Nell’altro filone, portato avanti dalla procura di Rimini, Lolli è indagato per truffa e falso. Il meccanismo che utilizzava – secondo la procura – era di far aprire con documenti contraffatti leasing milionari a nome degli acquirenti e poi incassare le somme. Agli armatori non restava che un foglio di carta senza alcun valore.
Giulio Lolli era considerato il maggiore commerciante italiano di barche di lusso a motore con la sua Rimini Yacht, società romagnola specializzata nella compravendita di imbarcazioni, che nell’agosto dello scorso anno è stata dichiarata fallita dal tribunale di Bologna. La sua impresa nel 2007 era riuscita a fatturare 32 milioni di euro.